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Il pane quotidiano è diventato un lusso?

Dai ricordi di una pizza da 2,50 euro al paradosso del pane a 10 euro al chilo: qualcosa si è rotto nel sistema dei prezzi

Prezzi di pane e pizza

Ieri e oggi

Nel cassetto della mia memoria – e in quello reale dei documenti – ho ritrovato uno scontrino datato 15 agosto 2002. Località balneare, una pizza tonda, servita al tavolo, con coperto incluso: 2,50 euro. Nessuna promozione, nessuno sconto comitiva. Un Ferragosto qualunque, con la semplicità di una spesa accessibile anche a chi contava le monete.
Oggi, oltre vent'anni dopo, quella stessa pizza arriva facilmente a 8-10 euro, in una località simile. Ma più ancora del prezzo della pizza, colpisce un altro dato: il costo del pane.
Secondo Altroconsumo, il prezzo medio al chilo nelle panetterie italiane è passato da 2,95 euro nel 2012 a 4,79 euro nel 2023, con un aumento del 62%. Nei supermercati, si è passati da 1,96 euro a 3,47 euro: +77% in undici anni. A Bologna, una delle città più care per il pane, si supera oggi la soglia dei 5 euro al chilo. E in alcune zone d’Italia si toccano punte di 7 o addirittura 10 euro, specie per le varietà artigianali.
Eppure, secondo Coldiretti, il grano necessario a produrre un chilo di pane costa appena 24 centesimi. Il resto? Trasformazione, trasporto, logistica, distribuzione… e margini di guadagno.
Sia chiaro: i panettieri non sono speculatori. Devono affrontare costi crescenti: bollette, affitti, stipendi, farine. Ma non si può ignorare che in troppi casi gli aumenti siano andati ben oltre ogni proporzione.
Il pane – simbolo universale di essenzialità – dovrebbe essere accessibile a tutti. Invece, è diventato un indicatore sociale: della distanza tra salari reali e costo della vita, della fragilità di chi non riesce più a far quadrare i conti, della confusione tra valore e prezzo.
Il rischio è duplice: una crisi economica che si somma a una crisi culturale. Quando il "pane quotidiano" non è più un diritto ma una concessione, si apre la strada a un disagio silenzioso ma diffuso.
Quello scontrino del 2002 non è nostalgia, ma un promemoria civile. Ci ricorda che qualcosa si è rotto nel rapporto tra cittadino e sistema economico. E che serve parlarne, con lucidità e responsabilità, prima che anche il pane venga percepito – e trattato – come un bene di lusso.

“Quando il prezzo delle cose necessarie alla vita supera il salario del lavoro, la libertà non esiste più.”
Jean-Jacques Rousseau
 
 

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