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Lavoro
16 Dicembre 2024 - 10:11
Dal 1° gennaio 2025, chi lascia volontariamente un lavoro a tempo indeterminato e successivamente perde il nuovo impiego non potrà accedere automaticamente alla Naspi. Le nuove regole, introdotte attraverso un emendamento alla manovra finanziaria, mirano a contrastare gli abusi e a rendere più rigido l’accesso all’indennità di disoccupazione.
La stretta punta a evitare il fenomeno dei "furbetti della Naspi", che sfruttano brevi occupazioni successive alle dimissioni per aggirare i requisiti richiesti e ottenere il sussidio. Vediamo nel dettaglio cosa cambia e quali sono le implicazioni per lavoratori e aziende.
Secondo l’emendamento, dal 2025, i lavoratori che hanno dato dimissioni volontarie da un lavoro a tempo indeterminato potranno accedere alla Naspi solo in presenza di queste condizioni:
La modifica non tocca i requisiti generali della Naspi, ma introduce un limite per chi ha lasciato volontariamente un precedente impiego, rendendo necessario un periodo minimo di contributi nel nuovo rapporto di lavoro. Questo approccio riduce i rischi di abuso e garantisce che l’indennità sia destinata a chi realmente ne ha bisogno.
Ad oggi, per ottenere la Naspi, un lavoratore deve soddisfare i seguenti requisiti:
L’indennità viene calcolata in base alla retribuzione e ha una durata pari alla metà delle settimane contributive degli ultimi quattro anni. La decorrenza è fissata dall’ottavo giorno successivo alla cessazione del rapporto di lavoro.
Il legislatore ha introdotto questa stretta per ridurre un fenomeno specifico: le dimissioni strategiche seguite da brevi rioccupazioni, che consentono di maturare i requisiti per accedere alla Naspi. Questo meccanismo ha generato negli anni:
Con l’introduzione della contribuzione minima nel nuovo impiego, si vuole garantire che la Naspi venga riconosciuta solo in caso di reale necessità.
Dal 2025, i lavoratori dovranno prestare particolare attenzione alle dimissioni da un lavoro a tempo indeterminato. In caso di perdita del nuovo impiego, infatti, sarà necessario dimostrare di aver maturato almeno 13 settimane di contributi nel secondo contratto. Questo potrebbe rappresentare una sfida, soprattutto per chi opera in settori caratterizzati da contratti brevi o discontinui, come:
La modifica potrebbe quindi rendere più difficile l’accesso alla Naspi per chi cambia frequentemente lavoro.
Le nuove regole avranno un impatto anche sui datori di lavoro, che beneficeranno di una riduzione dei casi di abuso. In particolare, la limitazione del ricorso alla Naspi impedirà di utilizzare rioccupazioni brevi per evitare il pagamento del ticket di licenziamento, previsto dalla legge in caso di cessazione del rapporto di lavoro.
Questa semplificazione normativa rappresenta un passo avanti nella tutela delle imprese, soprattutto quelle più esposte ai cambi di personale.
Non mancano però alcune criticità legate alle nuove regole:
Un monitoraggio attento sarà necessario per garantire che la misura raggiunga gli obiettivi senza penalizzare eccessivamente i lavoratori.
Resta da capire come queste modifiche influenzeranno concretamente il mercato del lavoro, soprattutto nei settori a maggiore precarietà. Per i lavoratori sarà fondamentale essere informati sulle nuove condizioni per evitare di trovarsi esclusi dall’indennità di disoccupazione.
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