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TRAGEDIA DI USTICA / INTERVISTA

La Procura chiede di archiviare le nuove indagini

Gabriele Paradisi: "Incomprensibile che s'insista sulla leggenda della battaglia aerea"

La Procura chiede di archiviare le nuove indagini

La Procura di Roma ha deciso di avanzare al "gip" la richiesta di archiviazione delle nuove indagini sulla tragedia di Ustica, quella del 27 giugno 1980, in cui trovarono la morte 81 - 77 passeggeri e membri dell'equipaggio -, sostenendo, in sostanza, l'impossibilità di trovare soggetti imputabili per la strage, pur sottolineando di credere, i pubblici ministeri, allo scenario di guerra, nell'ambito del quale sarebbe precipitato il Dc9 dell'Itavia, e di considerare per lo più fantasiosa l'ipotesi dello scoppio di una bomba a bordo del velivolo.

La decisione definitiva, sull'aprire o meno questo processo, è adesso nelle mani del giudice per le indagini preliminari, ma l'orientamento della Procura, difficilmente aggirabile, visto che è imperniato proprio sull'impossibilità di procedere contro qualcuno, chiunque esso possa essere, sta già sollevando dibattito e polemica. 

Qui si fa il punto insieme a Gabriele Paradisi (foto in  basso), giornalista investigativo di rara perizia e competenza, il quale, proprio alla sciagura che si consumò al largo delle coste palermitane, ha dedicato gran parte della sua attività di studioso degli episodi terroristici che hanno macchiato il nostro Paese.

Dottor Paradisi, lei sostiene, praticamente da sempre, l'ipotesi dell'attentato a bordo che, non ostante la richiesta di archiviazione, viene esclusa, al termine di questa nuova inchiesta. Come valuta il lavoro della Procura di Roma, seppur in base solo alle notizie di stampa di queste ore?

"Francamente, è inspiegabile questa certezza nei magistrati della capitale che, a quanto risulta, non è fondata su alcuna analisi o perizia nuova che possa smentire di una virgola quella che è stata alla base della sentenza penale definitiva che ha analizzato e giudicato ciò che accadde in quella notte maledetta. A prima vista, sembra che i "pm" si siano limitati ad adottare come verità rivelate alcune considerazioni e ipotesi giornalistiche che, però, sono appese sostanzialmente nel nulla".

E la famosa sentenza di Rosario Priore?

"Sembra che non lo si ripeta mai abbastanza: non si tratta di una sentenza nel senso comune del termine, ma di una sentenza-ordinanza, cioè, dell'atto con cui, l'allora sostituto procuratore, dispose l'archiviazione per alcuni imputati (sentenza) e il processo per altri (ordinanza), sostenendo la tesi del missile. Poi, però, il processo si è celebrato e ha avuto un esito chiaro".

Ricordiamolo, questo verdetto, visto che sembra non aver convinto a sufficienza tutti quanti.

"Assolse per non aver commesso il fatto i 4 generali imputati, compresi i due che avrebbero potuto avvalersi dell'archiviazione per prescrizione e che, invece, pretesero di essere giudicati nel merito e considerò assolutamente infondata l'ipotesi che l'aereo fosse stato abbattuto da un missile".

Lei è fermamente convinto di questo?

"Io sono uno che, in primo luogo, si fida di ciò che è concretamente visibile e verificabile. Si disse, negli anni '80, che se si fosse potuta recuperare la carcassa del Dc 9, si sarebbe trovata la prova della battaglia aerea. Ebbene, quel relitto è stato recuperato e chiunque può vederlo al Museo che gli è stato praticamente costruito intorno. Si tratta del 95% circa di tutto il velivolo: non c'è una traccia, un segno, un qualsiasi frammento che attesti che quelle lamiere siano state colpite da un missile o da un frammento di missile. E tutte le perizie effettuate hanno dovuto prendere atto di questa realtà".

Infatti, si è ipotizzata la "quasi collisione", cioè, la possibilità che l'aereo civile sia stato fatto precipitare dal passaggio supersonico e velocissimo di un "caccia" militare. 

"In primo luogo, di quel "caccia" non c'è alcuna traccia in nessun radar che vide cosa stava accadendo quella notte nei cieli di Ustica. In secondo luogo, l'ipotesi della quasi collisione, formulata, per primo, da uno dei periti della commissione che ha escluso l'ipotesi del missile e stabilito che la causa è con ogni probabilità una bomba. Un perito che, su richiesta di Priore e insieme a un altro collega, valutarono e giudicarono plausibile questa evenienza, dando modo al "Pm" d'insistere sulla sua linea, quella della battaglia aerea, anche senza più il missile. Però, gli altrui periti smontarono la tesi, rilevando come, per far tornare i conti, il loro collega dovette sottostimare la resistenza strutturali delle ali del Dc 9 e sovrastimare l'energia della perturbazione provocata da un eventuale jet che ne avesse incrociato da vicinissimo la rotta".

Insomma, secondo lei c'è poco spazio per affermare cose diverse da quelle consacrate in sentenza?

"Nelle perizie agli atti, c'è uno studio peritale molto serio che, a fronte di tutte e 5 le differenti ipotesi possibili di un disastro aereo - cedimento strutturale, missile, bomba, collisione e "quasi collisione" -, a correlato i 20 indizi concreti - cioè, parti del velivolo che "raccontano" qualcosa sul dramma - a disposizione di chi indaga. Ebbene, solo l'ipotesi della bomba risulta compatibile con tutti e 20 gli elementi che si possono seriamente prendere in considerazione. Le altre quattro possibilità, trovano ostacoli insormontabili nella comparazione con diversi, se non molti di quegli oggetti".

Eppure, una delle due associazioni dei familiari, quella di Daria Bonfietti, insiste ancora molto su questa ipotesi che lei descrive come assurda e, anzi, accusa quelli come lei, sostanzialmente, di voler nascondere la verità.

"Mi limito a una battuta di comparazione, visto che la Bonfietti è strettamente collegata, idealmente e politicamente, all'analoga associazione delle vittime della Strage di Bologna: se qualcuno solleva dubbi sulla responsabilità dei condannati per la stazione, la prima replica è secca e gridata col tono di chi non ammette la legittimità di alcun dubbio: le sentenze penali passate in giudicato hanno stabilito la verità. Invece, per Ustica, il pronunciamento definitivo, dopo tre gradi di giudizio e un primo dibattimento con oltre 272 udienze, siccome non piace, non varrebbe nulla. Se questo è il contraddittorio parametro per valutare i fatti, sarà difficile addivenire a conclusioni che possano essere serenamente accettate".

Lei, però, appunto, per la Strage di Bologna, solleva dei dubbi, nelle sue inchieste. Qualcuno potrebbe rigirarle il ragionamento esposto poc'anzi...

"Quando noi abbiamo sollevato tutti, lo abbiamo fatto o destrutturando prove che sono state valutate non correttamente, secondo noi, e spiegando nel dettaglio il perché. Oppure, abbiamo portato all'attenzione di tutti elementi concreti che, sempre a nostro modo di vedere, cambierebbero lo scenario considerato, ma sui cui i magistrati non hanno voluto mettere alcuna attenzione. Nel caso di Ustica, invece, si contraddice una sentenza, senza dimostrare in alcun modo, spesso nemmeno ci provano, dove e in che modo sarebbe fallace. C'è molta, tantissima differenza".

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