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Vietato toccare Labas? Mobilitazione sospetta della Cgil

Banali discrepanze nei rapporti di lavoro amplificate a dismisura

Vietato toccare Labas? Mobilitazione sospetta della Cgil

Apparentemente, è lo stesso sindacato, la Cgil, a far sembrare le contestazioni elevate alla cooperativa Macchine celibi banali discrepanze o disguidi tra datore di lavoro e dipendenti, eppure, pur trattandosi di questioni minimali, i toni usati sono quelli delle rivendicazioni più dure.

L'oggetto del contendere è il rapporto di lavoro tra la piccola "coop", che ha vinto l'appalto per la gestione dei servizi museali dell'Università di Bologna e che, quindi, la vede portare avanti, con l'ausilio di poco più di una ventina di giovani lavoratori, il lavoro che, prima, era svolto da un'altra cooperativa, la OpenGroup.

Secondo quanto denuncia la Cgil, che ha inviato una lettera di protesta alla società, di cui fa parte Carlo Terrosi, in particolare Macchine celibi sarebbe responsabile di applicare a quei lavoratori, che svolgerebbero funzioni sostanzialmente analoghe, contratti differenti tra loro. Pare anche che qualcuno si sia lamentato di aver notato qualche errore nella compilazione della propria busta paga, in più - è questo forse sarebbe gravissimo - Macchine celibi avrebbe tardato a versare proprio alla Cgil i contributi sindacali dovuti per quella parte di addetti iscritti al loro sindacato.

A parte il primo punto - che merita un approfondimento a parte -, le altre due contestazioni non sembrano certo giustificare una mobilitazione davanti al Rettorato, inscenata ieri mattina, per chiedere all'Ateneo che "maggior controllo sui propri appalti, e che si faccia garante per la risoluzione positiva della vertenza in atto". Quasi si stesse parlando di una realtà imprenditoriale fittizia o truffaldina. 

Infatti, se un lavoratore nota un'imprecisione sulla propria busta paga, di norma, si rivolge all'ufficio personale o contabilità dell'azienda per cui lavora e, semmai, il fatto può diventare oggetto di contestazione sindacale solo qualora si riscontrasse un atteggiamento ostile o poco trasparente, da parte del datore di lavoro. Ma, in questo caso, sembra proprio trattarsi di meri errori che - come Terrosi stesso spiega -,  saranno sanati, al più tardi, nella successiva mensilità, come sempre e dovunque accade in queste situazioni. Così come il ritardo nel versamento delle modestissime quote sindacali dovute alla Cgil, si tratta di pochi lavoratori iscritti a quel sindacato, tutto potrebbe suscitare, tranne che una sollevazione che, a Bologna, si è tardata a scatenare anche in presenza di aziende che non pagavano le retribuzioni, evadevano i contributi, oppure si apprestavano a licenziamenti di massa.

La storia dei contratti differenti, poi, rasenta il ridicolo, dal momento che si tratta di una questione che è stata addirittura oggetto di contrattazione specifica proprio con due branche della Cgil, al momento di assumere l'incarico dall'Università, dopo aver vinto l'appalto. Testo dell'accordo in mano, Terrosi evidenzia come Macchine celibi, pur non essendo obbligata a farlo, ha assorbito nella sua struttura tutto il personale precedentemente impiegato da OpenGroup, per svolgere i servizi nei musei universitari, assicurando a ciascun addetto lo stesse ore di lavoro del vecchio contratto e riconoscendo sia i livelli sia l'anzianità di servizio maturata con l'altra cooperativa. Non solo: essendo già inquadrati, con l'altra società, quella uscente, con due differenti contratti - per alcuni quello previsto per i dipendenti delle "coop sociali", per altri quello dei "multiservizi" - anche Macchine celibi ha mantenuto questa distinzione, ma su esplicita richiesta della Filcams-Cgil e della Cgil-Funzione pubblica che, infatti, hanno sottoscritto l'accordo in questo senso

Perché tutto ciò non andrebbe più bene, allora? Perché questo attacco della Cgil tanto duro, verso una cooperativa che agisce secondo gli accordi con le organizzazioni dei lavoratori, retribuisce regolarmente i suoi dipendenti e versa con puntigliosità i contributi per ciascuno di essi? 

Tanta rabbia solo per qualche e rimediabilissimo errore contabile? Oppure per il tardato versamento di qualche decina di euro di contributi sindacali?

A ben leggere il comunicato della Cgil, firmato da tale Susanna Sandri, forse la questione si chiarisce; specialmente se si leggono le due righe conclusive, tendendo ben presente il calendario e la cronaca delle ultime 48 ore. Infatti, scrive la Sandri: "Macchine celibi, azienda conosciuta nel settore degli appalti, appare sugli articoli di giornali chiedendo trasparenza alle istituzioni in merito alle gare, e di contro viola costantemente i diritti dei “suoi” lavoratori e delle lavoratrici".

Capita l'antifona? La Cgil, che mai ha nascosto di essere una sostenitrice del centro sociale Labàs e delle attività che questo centro sociale svolge in vicolo Bolognetti, legge le perplessità che sono state sollevate nella gestione del bando di gara per quello spazio pubblico da parte di due concorrenti, Villa Paradiso e, appunto, Macchine celibi, il giorno 3 marzo; il giorno successivo indice una mobilitazione di protesta di alcuni degli addetti di quella cooperativa; il 5 marzo sviluppa la contestazione, collegandola esplicitamente anche alla gara per il centro civico. 

Forse, sarebbe esagerato dire che il messaggio subliminale da intendersi sia del tipo: chi tocca Labàs muore!, però, intorno a quel bando, indirettamente o direttamente, continuano ad agitarsi strane acque.

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