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Bologna, i cantieri uccidono i negozi: Ubcc torna in piazza

I negozianti consegnano le chiavi dei negozi al sindaco Lepore: "Non ci resta che chiudere"

Bologna, i cantieri uccidono i negozi: Ubcc torna in piazza

Il comitato civico "Una Bologna che cambia" si prepara - per l’ennesima volta, verrebbe da scrivere - a riempire piazza Maggiore, per reclamare in Comune adeguati ristori e risarcimenti per le centinaia e centinaia di attività commerciali e pubbliche messe in ginocchio dai lavori per la realizzazione della faraonica tramvia che dovrà attraversare (e dividere) l’intera città. L’appuntamento è per giovedì 12 settembre, alle ore 17.30, con la concentrazione sotto il voltone di Palazzo d’Accursio, dove verrà approntato un palco, su cui si avvicenderanno titolari di boutique, gestori di bar e ristoranti, tassisti e altri esponenti di categoria, i quali, per altro, hanno consegnato a Giorgio Gorza, presidente di Ubcc, le chiavi delle serrande delle rispettive attività, affinché le consegni al sindaco.

A tutt’oggi, infatti, solo la Camera di commercio - cioè, gli stessi esercenti - ha messo a disposizione 250mila euro per aiutare le imprese in grave difficoltà, con una previsione di aiuto che raggiunge a malapena i mille euro di media pro capite. Alessandro Guidetti, tra i coordinatori della manifestazione, ha preparato un maxi-assegno da un milione di euro che, nelle speranze dei commercianti, rappresenterebbe, a oggi, il “minimo sindacale” per coprire le perdite complessive già subite a causa dei cantieri. «E si parla solo - precisa Guidetti - delle oltre 300 attività che hanno delegato Ubcc di rappresentarle davanti alle istituzioni». «Alcune, per di più - prosegue -, parteciperanno all’iniziativa in piazza, ma per denunciare di essersi già arresi, come lo storico Beer Shop di via Riva Reno che ha definitivamente chiuso i battenti».

Athena Marchesi, titolare di una drogheria nella centralissima via San Felice, l’arteria che porta direttamente in piazza Maggiore, entrando in città da Ovest, diventata un enorme cantiere e destinata a restare tale per chissà quanti mesi ancora, snocciola dati inquietanti: «Abbiamo perso oltre il 50% della clientela. E non solo di quella parte che si muove in auto e non trova più parcheggio, ma anche tra coloro che si spostano a piedi o usando i mezzi pubblici, dato che sono state soppresse 12 fermate! E tutto questo da almeno 4 o 5 mesi e non si sa ancora per quanto dureranno i lavori». Dunque, che fare? Athena non ha dubbi: «Sono costretta a chiudere il prossimo 31 gennaio, per non essere travolta dai debiti e dalla spese che non si potranno in alcun modo ripianare».

Insomma, non c’è altro da fare che restituire le chiavi al sindaco che ha permesso che tutto ciò accadesse. D’altro canto, denuncia la donna, ad alcuni di noi - i quali hanno fatto presente al sindaco come analoghi interventi urbanistici, a Firenze, hanno portato alla chiusura del 40% delle attività coinvolte -, Matteo Lepore ha laconicamente e cinicamente risposto: «Ok, ma ne hanno aperto delle nuove…».

In piazza Maggiore, ci sarà anche Massimo Masi, uno dei volti e delle voci storici della leggendaria notte di Bologna e abituato a tenere il microfono in mano per ragioni ben diverse da quelle che lo condurranno sul palco domani. Masi è uno dei più famosi dj della città, ma anche il titolare di un’agenzia immobiliare, intorno alla quale si sono raccolti molti colleghi commercianti che, dall’introduzione della così detta “Zona 30”, vedono nell’amministrazione comunale un nemico implacabile: «La sensazione che abbiamo un po’ tutti e che è certamente comprovata dalla realtà, è che a Bologna si pensi e si abbia premura solo per gli interessi e le esigenze dei grandi brand multinazionali, che si stanno radicando ovunque anche nel centro storico, e delle note catene di grande distribuzione, assassinando tutto ciò che costituisce la rete di vicinato e il commercio storico della città». «Se ne sono accorti anche alcuni osservatori di testate straniere - sottolinea Masi -, ai quali non è sfuggito come il volto stesso del centro di Bologna, proprio adesso che il turismo sembra offrire nuove opportunità di crescita economica complessiva, sia sfigurato dalla costante chiusura delle attività tradizionali, con la cessione degli spazi a realtà commerciali che privano la città di originalità e peculiarità, rendendola tristemente simile a tante altre. Bologna ha un’anima che, nei secoli, è stata plasmata proprio dai suoi commercianti ed è un Soul che deve continuare a riecheggiare sotto i nostri portici».

In piazza Maggiore, saranno presenti anche i rappresentanti dei partiti di tutte le opposizioni alla giunta targata Pd, ma, per una volta almeno, nessun politico salirà sulla tribuna: «Hanno deciso di essere solo di sostegno - spiega Gorza -, affinché il sindaco non possa parlare di strumentalizzazioni: la piazza sarà piena di gente onesta, che lavora e sta soffrendo a causa di politiche messe in campo dall’amministrazione in modo per nulla oculato ed è la loro voce che deve risuonare in Piazza Grande dove, come ricordava Dalla, “Santi che pagano il pranzo non ce n’è”: qui ognuno deve poter lavorare, per vivere».

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