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Bologna, i commercianti consegnano le chiavi dei negozi in Comune

Il comitato Ubcc con gli esercenti contro la politica del Comune che nega risarcimenti adeguati

Bologna, i commercianti consegnano le chiavi dei negozi in Comune

Il maltempo che ha minacciato abbondanti scrosci d’acqua fin dalle prime ore della giornata di ieri, non ha fermato diverse centinaia di commercianti dal presentarsi nel cortile di Palazzo d’Accursio, per reclamare adeguati ristori per i danni causati dai cantieri per la realizzazione del tram e di altre infrastrutture molto discusse criticate. Mobilitati da Giorgio Gorza, leader del comitato Una Bologna che cambia, e da Fabio Battistini, sfidante di Matteo Lepore alle ultime elezioni comunali, esercenti, negozianti, baristi, tassisti e rappresentanti di altre categorie si sono alternati sul piccolo palco allestiti praticamente sotto le finestre del sindaco, denunciando la mancanza di risorse volte a impedire la possibile chiusura di oltre trecento imprese.

Le cifre che ballano sono importanti, sottolinea Alessandro, pubblicitario: «Il Comune, lo scorso esercizio, ha chiuso il bilancio con 28 milioni di attivo e già sapeva che i lavori programmati avrebbero messo in ginocchio le attività prospicienti i cantieri. Ciò nonostante, ha stanziato solo 150mila euro, per di più per gli esercizi dell’intera città metropolitana ed erogabili dietro la partecipazione a bandi, per concorrere ai quali bisogna spendere più di quello che si può ottenere. Una follia!». Domenico, titolare di una piccola, ma significativa attività nel popolare quartiere di Borgo Panigale, è arrabbiatissimo: «Noi non siamo qui a chiedere l’elemosina, a pietire qualcosa: vogliamo solo ciò che ci spetta. Non siamo uomini e donne che si piangono addosso, ma di quelli abituati a rimboccarsi le maniche - come abbiamo fatto con la crisi del 2008 e con quella conseguente alla così detta Pandemia -, mettendo la mano al portafogli e investendo i risparmi di una vita, pur di tener vive le attività. Ma non possiamo essere considerati solo limoni da spremere e il sindaco deve capire che, se chiudiamo noi, non ci sono più tasse da riscuotere e anche il suo stipendio svanisce».

Sotto i voltoni del palazzo comunale, anche i rappresentati dei partiti delle opposizioni, i quali, però, in questa occasione non prendono la parola, lasciando tutto lo spazio alla rabbia di chi sta soffrendo questa assurda situazione. C’è la Lega, col segretario cittadino, Cristiano Di Martino; ci sono esponenti di Forza Italia, come Costanza Bendinelli, candidata alle elezioni regionali; c’è l’ex-questore di Polizia, Giovanni Preziosa, oggi leader di Indipendenza!, all’ombra delle Due Torri. Mentre alcuni commercianti parlano, altri iniziano a mettersi in fila davanti a una piccola cassetta di legno, dove gettano le chiavi delle loro attività, quelle che dovrebbero aprire serrande che presto potrebbero restare chiuse per sempre. Lo scrigno si riempie in men che non si dica: 150, 200, forse 300 chiavi che, insieme a un simbolico maxi-assegno dall’importo di un milione di euro, saranno consegnate al sindaco. Spetterà a Lepore, infatti, decidere se stanziare una cifra adeguata a consentire alle imprese soffocate dai lavori che si protrarranno per un lungo arco di tempo di respirare; oppure se tenersi le chiavi, condannando alla disoccupazione centinaia e centinaia di famiglie di piccoli imprenditori e dei loro dipendenti.

Daniele Marchetti, capogruppo della Lega alla Regione Emilia Romagna, a margine della manifestazione, ricorda come il Centrodestra, unito, aveva solo un paio d’anni fa presentato un progetto di legge in grado di far fronte a emergenze come quella che sta avviluppando parte della rete commerciale del capoluogo: «Era un testo semplice, facile da finanziare con realismo, in base al quale, prima di avviare opere faraoniche come la nuova tramvia, istituzioni e rappresentanze delle categorie coinvolte si sarebbero dovute incontrare a un tavolo e trattare adeguati e sufficienti ristori per tutti i potenziali danneggiati, nonché modalità certe di erogazione. Non spiccioli a pioggia, come evidentemente piace a questa Sinistra a Bologna e nel resto del territorio emiliano e romagnolo; ma risorse dignitose e programmate con giudizio ed equità. Ma quando si propone qualcosa di serio e di concreto, qui si sbatte sempre contro un muro d’insensibilità e cinismo».

Infine, Alessandro e Massimo, rispettivamente un tassista e un operato immobiliare, i quali non hanno attività direttamente coinvolte dai cantieri: «Siamo qui, però, perché non si può ragionare ottusamente, fregandosene dei problemi dei colleghi, magari perché si hanno le vetrine tre strade più in là. La rete commerciale di Bologna, oltre che fonte di ricchezza, è anche la prima linea del fronte della Sicurezza cittadina e dobbiamo proteggerla tutta, con la massima solidarietà». L’appuntamento prossimo, con la partecipazione in massa anche di tutte le forze di opposizione, è per il 26 settembre, in piazza dell’Unità, dove Una Bologna che cambia manifesterà contro il degrado di quella e di altre periferie. Perché non soffrono solo i commercianti a causa dei cantieri, ma anche sempre più ampie fasce di cittadini per la diffusione della criminalità nel territorio urbano».

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