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Insicurezza
16 Settembre 2024 - 19:05
Il prefetto di Bologna, Attilio Visconti, ha presenziato all’apertura del nuovo anno scolastico, presentandosi ai cancelli dell’istituto “Belluzzi-Fioravanti”, quello dove studiava Fallou Sall, il sedicenne assurdamente morto assassinato la settimana scorsa, durante una lite tra ragazzi in via Pasubio. Non è stata certo una scelta causale, quella del rappresentante del governo: «Ho fatto una riunione del Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica - ha spiegato Visconti ai giornalisti presenti - e ho dato disposizioni chiarissime alle forze di polizia di relazionarmi tra una settimana sulle possibili iniziative per limitare questo uso assurdo delle armi da taglio». Dunque, a partire dalla prossime ore, la Questura dovrebbe organizzare degli speciali servizi di sorveglianza degli istituti scolastici, per verificare che nessuno studente si presenti in aula, nascondendo armi proprie o improprie.
La maggior attenzione dimostrata dalle istituzioni, però, non è servita a impedire che, fin dal primo suono delle campanelle, le scuole bolognesi non registrassero atti di violenza e bullismo. Alla “Guido Reni”, infatti, un ragazzino è stato aggredito e rapinato da un coetaneo tredicenne, il quale, dopo aver sottratto alla vittima lo zainetto, dopo averlo fatto rovinare per terra, ha ben pensato di rubare dallo stesso i pochi euro che vi erano contenuti. L’intervento tempestivo della nonna del ragazzo aggredito, però, ha permesso sia il recupero dello zaino sia della banconota sottratta. Ora i genitori della vittima stanno riflettendo sul da farsi: sporgere una denuncia per aggressione e rapina, oppure limitarsi ad avvertire la presidenza dell’istituto? La “Guido Reni”, per di più, sono scuole che a Bologna hanno già fatto registrare casi inquietanti di degrado e violenza, anche a causa dell’incredibile scelta del Comune di far condividere una parte della struttura architettonica, senza alcun elemento che divida le due porzioni del complesso, con uno dei “centri sociali” più problematici della città, alcuni dei militanti del quale si sono distinti, nel recente passato, in attività violente, seppur per ragioni politiche e lontane dalla scuola.
Clamoroso il caso di prima dell’estate, quando un ragazzo delle “Guido Reni”, incuriosito da un involucro di carta argentata trovata per terra e raccoltolo - si trattava di una dose di stupefacente -, si vide aggredire da un adulto, chiaramente un “pusher”, il quale stazionava e vendeva droga proprio all’interno del plesso che ospita indistintamente il “centro sociale” e la scuola. Sempre ieri e sempre sul fatto che molti studenti avrebbero l’abitudine di andare a scuola armati, è intervenuto anche il provveditore, Giuseppe Antonio Panzardi, per il quale, oltre all’intervento della Polizia, è necessario «intervenire sull’educazione, sui comportamenti, sul far capire che quel coltello, prima o poi viene usato, se lo si porta. E questo è un dramma, perché poi indietro non si torna».
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