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EMILIA ROMAGNA: voci e volti della campagna elettorale

Col divorzio Pd-M5 Stelle, Centrodestra senza alibi

Al nastro di partenza, il Centrosinistra al di sotto della maggioranza assoluta

Col divorzio Pd-M5 Stelle, Centrodestra senza alibi

La notizia ha la potenza di una deflagrazione: il 16 e 17 novembre, alle urne, Partito democratico e Movimento 5 Stelle potrebbero raccogliere i consensi in cesti diversi, senza far convergere i rispettivi voti sulla persona di Michele De Pascale, ex-sindaco di Ravenna, designato dall'uscente Stefano Bonaccini alla presidenza dell'Emilia Romagna. D'incanto, balzano alle stelle le quotazioni di Elena Ugolini, candidata del Centrodestra, per la quale la partita non appare più come l'impossibile scalata al cielo, ma una corsa aperta per il ruolo di governatore di uno dei territori più produttivi ed economicamente più significativi del Paese. Per altro, le recenti sfortune alluvionali delle terre romagnole e del bolognese potrebbero aver intaccato quel 36 per cento che, alle scorse Europee, ha permesso al Partito democratico di confermarsi primo partito della regione, con otto punti di distacco da Fratelli d'Italia, formazione principale del fronte avverso. Il partito fondato da Beppe Grillo, nella stessa competizione di qualche mese addietro, ha raccolto oltre il 7 per cento delle schede valide, consolidando il suo ruolo di principale alleato della Sinistra, visto che AVS è rimasta indietro di quasi un punto percentuale. Dunque, ai nastri di partenza, considerando i voti di Carlo Calenda e Matteo Renzi, ammesso che si possano conteggiare in modo così meramente matematico, De Pascale partirebbe con un 47 per cento scarso, contro il 41 di Elena Ugolini. Un rapporto magico, da queste parti, essendo lo stesso differenziale che, al primo turno, divise Silvia Bartolini da Giorgio Guazzaloca, nel 1999. Una differenza, insomma, che si può ribaltare, da qui alla metà di novembre. Se la posizione di chiusura di Conte trovasse conferma fino alla definitiva presentazione delle candidature - prevista per metà ottobre -, il Centrodestra non avrebbe più alibi e sarebbe costretto veramente a gareggiare per vincere, non potendo più lamentare una distanza incolmabile tra i due schieramenti. Cuore della contesa, il collegio provinciale di Bologna, in cui, incredibilmente - dati delle scorse elezioni alla mano -, il Centrosinistra realizza più dei due terzi del vantaggio regionale complessivo sul Centrodestra. Incredibilmente, in quanto tutti i partiti del Centrodestra hanno le rispettive leadership e il maggior numero di eletti in ogni consesso proprio nel capoluogo petroniano. In buona sostanza, per battere una Sinistra divisa dai 5 Stelle, Fratelli d'Italia, Forza Italia, Lega e civici dovranno trovare il modo di trasformare la loro Caporetto elettorale emiliana in una nuova linea del Piave.

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