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Amato condannato all'ergastolo

Per la Corte d'Assise è "il dottor morte" anche se manca la "prova regina"

Amato condannato all'ergastolo

Giampaolo Amato

La Corte d'Assise di Bologna, presieduta da PierLuigi Di Bari, ha accolto le richieste della procuratrice aggiunta, Morena Plazzi, e del sostituto procuratore, Domenico Ambrosino, condannando all'ergastolo Gian Paolo Amato, ritenuto responsabile del duplice omicidio della suocera e della moglie. Dunque, in questo primo grado di un processo, il cui esito è destinato a sollevare polemiche e divisioni, anche tra l'opinione pubblica petroniana, l'ex-medico della Virtus avrebbe ucciso Giulia Tateo e, in un secondo momento, Isabella Linsalata. I due delitti, compiuti nell'arco di una ventina di giorni nell'ottobre del 2021, farebbero parte di un unico disegno criminale, volti a liberare Amato dai restanti vincoli familiari e a mettere le mani sul patrimonio della congiunta. I delitti sarebbero stati compiuti tramite un mix di farmaci fatti assumere con inganno alle due donne (il Midazolam, una benzoadipina; il Sovoflurano, un anestetico; forse, altro ancora). Ora, ai legali di Amato, non resta che attendere il deposito delle motivazioni della sentenza, a cui certamente opporranno appello. Amato, poco prima che si ritirassero in camera di consiglio, aveva protestato accaloratamente la propria innocenza, chiedendo di essere restituito alla sua attuale famiglia e al suo lavoro. L'imputato e ora condannato in primo grado, è in carcere dall'8 aprile 2023, non ostante non sia mai stata trovata la così detta "prova regina" della sua colpevolezza. Quello che si è appena concluso, infatti, è il più classico dei "processi indiziari" e, per sfortuna di Amato, i giudici hanno creduto all'interpretazione che, degli indizi, ha fatto la Procura di Bologna.

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