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BOLOGNA NOIR
16 Ottobre 2024 - 21:16
Giampaolo Amato
La Corte d'Assise di Bologna, presieduta da PierLuigi Di Bari, ha accolto le richieste della procuratrice aggiunta, Morena Plazzi, e del sostituto procuratore, Domenico Ambrosino, condannando all'ergastolo Gian Paolo Amato, ritenuto responsabile del duplice omicidio della suocera e della moglie. Dunque, in questo primo grado di un processo, il cui esito è destinato a sollevare polemiche e divisioni, anche tra l'opinione pubblica petroniana, l'ex-medico della Virtus avrebbe ucciso Giulia Tateo e, in un secondo momento, Isabella Linsalata. I due delitti, compiuti nell'arco di una ventina di giorni nell'ottobre del 2021, farebbero parte di un unico disegno criminale, volti a liberare Amato dai restanti vincoli familiari e a mettere le mani sul patrimonio della congiunta. I delitti sarebbero stati compiuti tramite un mix di farmaci fatti assumere con inganno alle due donne (il Midazolam, una benzoadipina; il Sovoflurano, un anestetico; forse, altro ancora). Ora, ai legali di Amato, non resta che attendere il deposito delle motivazioni della sentenza, a cui certamente opporranno appello. Amato, poco prima che si ritirassero in camera di consiglio, aveva protestato accaloratamente la propria innocenza, chiedendo di essere restituito alla sua attuale famiglia e al suo lavoro. L'imputato e ora condannato in primo grado, è in carcere dall'8 aprile 2023, non ostante non sia mai stata trovata la così detta "prova regina" della sua colpevolezza. Quello che si è appena concluso, infatti, è il più classico dei "processi indiziari" e, per sfortuna di Amato, i giudici hanno creduto all'interpretazione che, degli indizi, ha fatto la Procura di Bologna.
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