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Forse, un errore tecnico all'origine dell'esondazione del Ravone

Lo sosterrebbe un'esperta guida dei canali sotterranei bolognesi

Forse, un errore tecnico all'origine dell'esondazione del Ravone

Uno degli innumerevoli e suggestivi canali sotterranei di Bologna

Ci sarebbe una spiegazione in grado di far comprendere cosa sarebbe effettivamente successo sabato scorso, quando le acque del Ravone  hanno invaso via San Mamolo, via Sabotino e un'altra mezza Bologna. Un'interpretazione che sta facendo il giro del web e che tra poche ore sotto forma di esposto, potrebbe  raggiungere le scrivanie della Procura della Repubblica. A fornire questa nuova e, se fondata, preziosa informazione sarebbe stata una guida escursionista, molto esperta dei canali sotterranei che attraversano la città in lungo e in largo, Vito Paticchia. Paticchia avrebbe esplorato tutte le ramificazioni che esistono nel sottosuolo petroniano e su quello che non avrebbe funzionato 5 giorni fa ha un'idea abbastanza chiara. Paticchia, va detto, è conosciuto per non essere affatto un denigratore della giunta, anzi, sarebbe una persona della idee quanto meno progressiste. Ebbene, andando al dunque, la guida avrebbe spiegato come, per arginare le eventuali piene del Ravone, nei decenni passati sarebbe stato costruito, nel sottostante canale di Reno, all'altezza di via Sabotino, uno "scolmatore", un elemento idraulico pensato proprio per dare sfogo all'acqua in eccesso. Sarebbero state quindi le sterpaglie e i materiali trasportati dalla corrente, quindi, una volta raggiunto lo "sbrigliatore", più o meno all'altezza della Manifattura Tabacchi (via Riva Reno), ad avere creato una sorta di "tappo" che avrebbe fatto tracimare l'acqua nelle strade. Per altro, l'acqua, invadendo completamente il vano dove si raccoglie ciò che viene raccolto dallo "sbrigliatore", dove si troverebbe anche la centrale elettrica che ne governa il funzionamento, avrebbe mandato l'impianto in "tilt", peggiorando ulteriormente la situazione. Solo nella giornata di domenica ci si sarebbe accorti del problema, facendo intervenire i tecnici capaci di riattivare la centrale, pulire lo "sbrigliatore" e permettere il deflusso delle acque. Dunque, se c'è stato un errore, come è probabile che ci sia stato, sarebbe stato quello, una volta verificata la condizione di "allerta rossa", di non monitorare lo sbrigliatore per favorire l'eventuale deflusso delle acque in eccesso ed evitare accumuli di ramaglie che han fatto da tappo e hanno causato il blackout della centrale elettrica. Se questa ipotesi dovesse trovare conferme, anche parziali, la posizione del sindaco, Matteo Lepore, si farebbe più complicata, dal momento che un'assunzione di responsabilità per l'accaduto, al di là della violenza delle piogge, diventerebbe indifferibile. Quel che è certo, è che chi ha lanciato queste indiscrezioni sul web è anche sicurissimo del fatto che, riaperti gli uffici giudiziari, Giovanni Favia, ex-consigliere regionale di uno dei partiti che attualmente sostengono la maggioranza in Comune in Regione, depositerà un documentato esposto alla magistratura.

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