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Sanità
25 Ottobre 2024 - 14:00
Massimo Carpigiani, presidente di ANISAP Emilia Romagna
Cosa succede se le tariffe non riescono a coprire i costi delle prestazioni sanitarie? È la domanda che si pongono molti operatori del settore in Emilia Romagna, dove il nuovo tariffario regionale sta mettendo a rischio l'erogazione di milioni di prestazioni sanitarie.
Massimo Carpigiani, presidente di ANISAP Emilia Romagna, l'associazione che rappresenta oltre 80 strutture sanitarie accreditate, lancia l'allarme: «I centri privati accreditati sono parte integrante del Servizio Sanitario Nazionale (SSN) eppure vengono spesso identificati come privati che speculano sulle carenze della sanità pubblica. Al contrario, queste strutture erogano quattro milioni di prestazioni annue per il SSN, malgrado le tariffe ormai economicamente insostenibili.»
Il nuovo tariffario della Regione Emilia Romagna minaccia la loro capacità di continuare a fornire servizi essenziali. «È necessario rivedere le tariffe - afferma Carpigiani - per garantire la continuità del servizio ai cittadini e dare un cruciale supporto nella riduzione delle sempre più lunghe liste d'attesa, assicurando tempestive diagnosi e cure ai pazienti».
Il presidente attacca: «I numeri parlano chiaro. Nel 2023 le strutture private accreditate dell'Emilia Romagna hanno erogato nel complesso quasi 4 milioni di prestazioni ambulatoriali, pari ad oltre il 27% del totale delle prestazioni specialistiche regionali. I centri ANISAP hanno fornito il 23% del totale delle visite specialistiche erogate dalla Sanità pubblica ed il 52% delle prestazioni di fisioterapia e riabilitazione motoria. Anche in ambiti diagnostici, il peso delle strutture private è evidente: gli ecocolordoppler effettuati dai privati accreditati costituiscono il 53% del totale e l'elettromiografia il 43%».
La sostenibilità di questo contributo così rilevante è minacciato dalle nuove tariffe del nomenclatore tariffario regionale, entrato in vigore il 15 luglio scorso, che comportano una generale insostenibilità economica. Non si preannunciano buone notizie: tutto ciò rende l’erogazione di alcune prestazioni anti economiche con costi superiori ai ricavi delle stesse.
Senza una risposta positiva da parte della Regione, le possibilità di diagnosi e cura dei pazienti emiliano-romagnoli potrebbero essere seriamente compromesse, costringendo i cittadini a sostenere direttamente i costi delle prestazioni necessarie.
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