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VACCINAZIONI COVID
29 Ottobre 2024 - 10:41
Poliziotti in un centro vaccinazioni anti-Covid
Si è conclusa positivamente, con una cristallina e completa assoluzione, la disavventura di Giuseppe Accroglianò, stimato funzionario della Polizia di Stato di Bologna, in forza all'ufficio delle "volanti", accusato ingiustamente di "interruzione di pubblico servizio", per aver chiesto, prima di sottoporsi alla vaccinazione anti-Covid, spiegazioni e rassicurazioni ai medici sui possibili effetti avversi del siero. La vicenda risale al 2022, quando il vicequestore si presentò al così detto "Hub vaccinale" di Casalecchio di Reno, accompagnato da un legale, pretendendo - giustamente - una completa delucidazione sulla terapia a cui si sarebbe dovuto sottoporre, prima di firmare l'ormai famoso o, meglio ancora, famigerato modulo del "consenso informato". Tutto ciò comportò - secondo l'accusa - una grave perdita di tempo che sarebbe dovuta esser punita con almeno due mesi di reclusione. Per altro, il processo "per direttissima", che si è concluso stamane, ha fatto seguito a un decreto penale di condanna che Accroglianò aveva impugnato, chiedendo il dibattimento della causa. Dunque, secondo il giudice, i 16 minuti, nei quali l'imputato chiese vanamente ai medici di spiegargli a quali rischi avrebbe potuto andare incontro, non costituiscono affatto un'interruzione tale da configurare la consumazione del reato ipotizzato dal pubblico ministero, assolvendo l'imputato, difeso dall'avvocato Alessandro Ariemme, con la formula più ampia. La notizia dell'assoluzione di Accroglianò, per altro, evidenzia un'altra informazione che, nei giorni scorsi, è stata diffusa da una nota sigla sindacale della Polizia di Stato, pur non trovando adeguato spazio sulla stampa principale. Il segretario del Cosap di Torino, Luca Cellamare, infatti, ha denunciato la grave situazione in cui verserebbero attualmente una moltitudine di agenti vaccinati: "Sono almeno 10 mila i nostri colleghi diventati malati cronici dopo il Covid". Numeri impressionanti e che, a distanza di due anni, spiegano ancor meglio le ragioni che portarono Accroglianò a pretendere, prima della "puntura", rassicurazioni e un'assunzione di responsabilità che, per altro, i medici non si sentirono di fornirgli e di prendere. Accroglianò, per completezza dell'informazione, a seguito dell'apertura del procedimento, ha subito anche un'imprevisto - e forse ingiusto - trasferimento da Bologna a Modena.
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