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Senz'acqua, al buio e con il fango che diventa pietra: Valencia è in ginocchio

Di 158 morti solo in 15 sono stati identificati

Senz'acqua, al buio e con il fango che diventa pietra: Valencia è in ginocchio

Valencia è distrutta. E questa non è solo una descrizione; è una condanna. Tre giorni dopo l’alluvione che ha già strappato la vita a 158 persone e lasciato chissà quanti ancora dispersi, migliaia di cittadini guardano l’orizzonte aspettando una salvezza che non arriva. Senz’acqua potabile in 366mila con l’elettricità che si accende solo in forma di ricordo, lasciando 50mila persone al buio,circondati dal fango che ormai si è fatto pietra.

Valencia, un’isola. Di nuovo, il destino di chi viene tagliato fuori. Due settimane senza treni da Madrid, strade principali bloccate, camion e auto fermi sull’autostrada A7, prigionieri di un’attesa infinita. Le parole del ministro dell’Interno, Fernando Grande-Marlaska, sanno di gesto rituale: “Arriveranno cibo, medicine, aiuti.” Ma di fronte a una città che affonda, le parole sono deboli.


Ci sono 158 cadaveri e nessun conto che possa chiudersi, non ora. Quindici corpi hanno ricevuto un nome; gli altri restano distesi, muti, senza identità, in un parcheggio trasformato in obitorio. Un secondo obitorio, alla Fiera di Valencia, attende di essere riempito. Mentre il mondo gira e dimentica, qui rimangono loro – senza nome, senza storia, senza una voce che possa gridare alla tragedia.

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