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Sovraffollamento e carenza di personale alla Dozza di Bologna

La delegazione della CGIL denuncia gravi criticità nel carcere bolognese

Foto di Michele Lapini - Bologna, il carcere Dozza

Foto di Michele Lapini - Bologna, il carcere Dozza

Il carcere della Dozza di Bologna si trova nuovamente sotto i riflettori per una serie di criticità che sembrano non trovare soluzione. Una delegazione della Funzione Pubblica CGIL ha recentemente visitato l'istituto, portando alla luce una situazione che, sebbene non nuova, continua a destare preoccupazione. Il sovraffollamento e la carenza di personale sono i nodi principali di una realtà che, come un vaso di Pandora, rivela problemi sempre più complessi e interconnessi.

Il sovraffollamento è una questione che affligge il carcere della Dozza da tempo, ma che negli ultimi giorni ha raggiunto livelli tali da richiedere il trasferimento di nuovi detenuti in altri istituti, come quello di Modena. Questa situazione non solo mette a dura prova le infrastrutture del carcere, ma solleva anche interrogativi sulla gestione dei diritti umani e delle condizioni di vita dei detenuti. La delegazione della CGIL ha evidenziato come il reparto infermeria, destinato ai nuovi giunti e ai ricoverati, ospiti invece detenuti responsabili di eventi critici, complicando ulteriormente la gestione interna.

Durante la visita della delegazione, una ditta esterna stava effettuando lavori di rifacimento dell'impianto elettrico in una delle sezioni del reparto giudiziario, il più affollato dell'istituto. La compresenza di detenuti e operai ha sollevato preoccupazioni per la sicurezza di entrambe le parti. La CGIL ha definito questa situazione "ad alto rischio", sottolineando come tali condizioni possano esacerbare le tensioni già presenti all'interno del carcere.

Il personale del carcere appare "provato, scoraggiato ed esasperato" dalle condizioni di lavoro attuali. La carenza di sottufficiali rende difficile garantire un servizio adeguato sia nelle unità operative che nella sorveglianza generale. Questo stato di cose non solo compromette la sicurezza e l'efficacia della gestione carceraria, ma influisce anche sul benessere psicologico e fisico del personale, che si trova a operare in un contesto sempre più difficile.

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