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EMILIA ROMAGNA: voci e volti della campagna elettorale

Mastacchi: "Noi faremo vincere la Ugolini"

Il fondatore di Rete civica è convinto che la sua forza risulterà la seconda della coalizione

Mastacchi: "Noi faremo vincere la Ugolini"

Marco Mastacchi

Se Elena Ugolini riuscisse nell'impresa - che in questo momento appare proprio tale - di scalzare dalla presidenza dell'Emilia Romagna il Centrosinistra, è probabile che dovrebbe essere grata all'apporto che, alla sua coalizione, sarà garantito dalla lista Rete civica. Se esiste Rete civica, è certamente merito di tanti, ma specialmente di Marco Mastacchi, il quale, in vista delle precedenti elezioni regionali, l'ha fondata e guidata. Allora, il risultato fu lusinghiero, anche se l'elezione di Mastacchi fu favorita dalla rinuncia al seggio da parte della senatrice della Lega Lucia Borgonzoni; oggi, dopo molteplici esperienze e tante battaglie combattute nell'aula del Consiglio regionale, l'ambizione del fondatore è niente meno che quella di far diventare la sua creatura elettorale e politica la seconda forza dell'alleanza del Centrodestra, superando il partito di Matteo Salvini e anche Forza Italia.

Un'impresa non facile, Mastacchi, vista la scarsa attenzione che gli emiliani, almeno fino a oggi, sembrano aver dedicato all'appuntamento del 17 e 18 novembre?

La gente è stata certamente molto distratta, in questa prima parte della campagna elettorale, c'è poca informazione e, forse, anche il tentativo, da parte di qualcuno, di non motivare la gente ad andare alle urne. Eppure, io credo che mai come in questa occasione c'è la possibilità di far vincere una vera alternativa al vecchio sistema di potere emiliano-romagnolo.

Lei è stato, cinque anni or sono, il creatore di questa lista civica, che nel 2020 si presentò in autonomia rispetto ai partiti e che oggi è, invece, la quarta gamba di Elena Ugolini: pensa che l'apporto del vostro raggruppamento possa risultare determinante o, almeno, importante, in questa tornata elettorale?

Sono sicuro che la lista raccoglierà almeno 4 o cinque volte i voti della precedente consultazione, in primo luogo. In secondo luogo, la nostra è veramente una lista civica, senza riciclati da questo o da quel partito, con un suo progetto che si affianca e completa i programmi del Centrodestra. Insomma, una realtà ben diversa da quella messa in piedi frettolosamente da Michele De Pascale per mascherare malamente il suo essere espressione genuina dell'apparato del Partito democratico. In terzo luogo, quello che 5 anni fa era solo un esperimento coraggioso e, comunque, premiato dagli elettori, oggi è la somma di esperienze che sono state fatte dentro e fuori dalle istituzioni e che, con continuità, si è proposta alla gente anche in consultazioni comunali nel territorio con risultati anche esaltanti, in alcuni casi. Se nel 2020 ho dovuto cercare i voti uno a uno, oggi, con soddisfazione, sento ogni giorno persone che ci cercano, non solo per darci il loro consenso, ma anche per contribuire fattivamente alla nostra campagna.

Secondo un editoriale del Resto del Carlino, un buon risultato della lista civica, anche qualora non dovesse essere sufficiente per ribaltare i rapporti di forza per la Regione, potrebbe essere un buon segnale per le elezioni comunali del 2026. Lei come commenta questa ipotesi?

Chiaramente, non è certo questo il nostro obbiettivo primario: siamo in campo per vincere questa battaglia e portare la Ugolini al vertice di viale Aldo Moro. Poi, è chiaro: così come, dal 2020 a l'altro ieri, abbiamo messo a disposizione di una visione alternativa dell'amministrazione la nostra esperienza in molti comuni della provincia, specialmente qui a Bologna; tra due anni potremmo con ancor maggior forza portare un contributo determinante per far vincere nel capoluogo un differente modo di gestire la cosa pubblica. Ora, però, l'importante è combattere questa battaglia fino in fondo con tutte le energie possibili.

Bologna viene dopo, insomma?

Elena Ugolini sta già facendo qualcosa di molto importante anche per Bologna, seppur indirettamente e, cioè, sta evidenziando come De Pascale, in buona sostanza, altro non sia che una specie di clone di Matteo Lepore, un pollo della stessa batteria. Ciò per dimostrare che non si possono evitare e risolvere i problemi, anche gravi, come quello del recente e disastroso alluvione, se si scelgono sempre le stesse persone o persone della stessa fatta.

A proposito del tragico alluvione delle settimane scorse, lei che è stato anche il sindaco di uno dei comuni della Montagna (per 10 anni, a Monzuno, ndr) pensa che sia impossibile evitare certi disastri? 

Certamente, si tratta di fenomeni che, spesso, travolgono le possibilità di prevenzione che può mettere in campo un sindaco o anche un amministratore di livello superiore. Specialmente, quando si appalesano per la prima volta. Però, appunto, basta vedere quel che è accaduto - a distanza di un anno - proprio a Monzuno rispetto ad altre, analoghe realtà vicine. Il primo scossone, più o meno, Monzuno lo ha patito e pagato come gli altri comuni; poi, però, ci si è impegnati subito nella cura del territorio e nella messa in sicurezza della zone più a rischio e, quest'anno, gli effetti positivi si sono visti. Siamo stati anche fortunati, ma abbiamo goduto di quella fortuna che - come dicevano i nostri nonni - è stata aiutata dal nostro lavoro.

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