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LA NOTIZIA
09 Novembre 2024 - 14:40
È stato finalmente fatto un passo che, seppur tardivo, segna un cambiamento epocale. Il Senato ha approvato la legge che concede un diritto elementare ma troppo a lungo negato: il diritto alla salute per chi non ha una casa. Per anni, le persone senza dimora sono state escluse dai servizi del Servizio Sanitario Nazionale, una discriminazione che li relegava ai margini della società, invisibili anche agli occhi dello Stato. Ma oggi, la legge voluta dal deputato Marco Furfaro (PD) abbatterà finalmente la barriera dell’indirizzo di residenza, che ha impedito a centinaia di migliaia di persone di avere accesso a un medico di base, a cure, a un diritto fondamentale.
Fino a ieri, chi viveva in strada o in condizioni di estrema precarietà doveva inventarsi un indirizzo fittizio per accedere alle cure, una soluzione improvvisata che non solo era inadeguata ma anche umiliante. Un escamotage che ha lasciato nel limbo della solitudine e dell'indifferenza chi più di altri avrebbe avuto bisogno di assistenza. Furfaro, parlando di un "cortocircuito" normativo, ha colto nel segno: un sistema che ha escluso dal diritto alla salute circa 100mila persone, le più vulnerabili, quelle che non avevano nemmeno un tetto sotto cui rifugiarsi.
Con questa legge, finalmente, non si parla più di eccezioni o di "escamotage". Si parla di una sanità che non lascia nessuno indietro. Una sanità che riconosce la dignità di ogni essere umano, anche di chi vive ai margini della nostra società, lontano dalle luci della ribalta, ma mai lontano dal diritto di essere curato. Una conquista che, pur arrivando in ritardo, ci restituisce un briciolo di umanità, quel tanto che basta per sperare che, forse, la giustizia sociale non sia poi così irraggiungibile.
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