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Il Comune vuole solo taxisti colti, gli esclusi dal bando impugnano la graduatoria

Costanza Bendinelli (Forza Italia) sostiene l'azione degli avvocati Matteucci e Strazzari: "Gli autisti devono saper guidare bene, non commentare Dante"

Il Comune vuole solo taxisti colti, gli esclusi dal bando impugnano la graduatoria

Il bando per la concessione di nuove licenze per autisti di taxi, emanato dal Comune qualche mese addietro e già al centro di critiche e ricorsi da parte di alcune cooperative di gestione del servizio, è nuovamente oggetto di discussioni giuridiche e politiche. Difendendo gli interessi di sei partecipanti al bando che sono stati esclusi dalla graduatoria, gli avvocati Clarissa Matteucci e Giacomo Strazzari hanno redatto e spedito un'istanza a Palazzo d'Accursio, affinché - applicando il principio di autotutela - riveda immediatamente la decisione di estromettere quegli stessi aspiranti taxisti. E' accaduto, infatti, che i ricorrenti - i quali, in caso l'istanza fosse respinta, si rivolgeranno al Tar - siano stati buttati fuori dalla graduatoria in quanto privi di almeno un titolo di studio di scuola media superiore. Il possesso di questo diploma, ammettono i legali, era sicuramente indicato nel bando come requisito necessario, pena l'inammissibilità della domanda, ma si tratterebbe evidentemente di un elemento di discriminazione ingiusta tra i partecipanti e per ben tre motivi. In primo luogo, perché in nessun altro precedente bando per licenze di taxi - anche nella stessa Bologna, nel 2018 - è mai stato previsto un discrimine di questa natura. Il che ha anche un senso, dal momento che l'unico titolo veramente indispensabile per guidare una macchina, ovviamente, è la patente di guida, magari con accreditati tutti i punti. In secondo luogo, perché nello stesso Regolamento unificato per la gestione sovracomunale degli autoservizi pubblici non di linea con autovetture non è previsto alcunché, circa il livello d'istruzione generale di cui dovrebbero far sfoggio i taxisti. In buon sostanza, da sempre, a Bologna come a Enna, a Roma come a Milano, la pubblica amministrazione si è sempre preoccupata che i taxisti sapessero guidare la macchina, non che fossero particolarmente colti o di brillanti letture. In terzo luogo, diretta conseguenza del secondo motivo, si creerebbe in questo modo una disparità nell'accesso a questa professione: infatti, non avendo un diploma, non si potrebbe ottenere direttamente dal Comune la licenza - con l'esborso di una cifra oscillante intorno ai 100 euro p poco più -; però, questi stessi limiti nell'istruzione personale - purché se ne abbiano da spendere 240/250 euro (questo è il valore di una licenza nel mercato privato) - non impedirebbero di acquistare l'agognato documento da un taxista in attività, ma in procinto di cambiare vita, iniziando a lavorare già subito dopo il rogito. "L'istanza presentata dagli amici Matteucci e Strazzari - ha dichiarato Costanza Bendinelli, dirigente e candidata di Forza Italia alle elezioni regionali - dimostra ancora una volta il pressapochismo e l'inefficienza degli uffici comunali chiamati a gestire la mobilità e il traffico di Bologna. Si fa tanta retorica green a Palazzo d'Accursio e quasi si criminalizza l'auto privata; poi, però, ogni volta che si mette mano al trasporto pubblico, in qualsiasi modalità questo sia organizzato, il Comune riesce nella non facile impresa di scontentare tutti: i cittadini che vorrebbero più taxi; i taxisti che reclamano regolamenti e tariffari più trasparenti e adeguati al trend economico generale; coloro che vorrebbe affacciarsi a questa professione e che si vedono esclusi non più solo per gli alti livelli d'ingresso che, dal punto economico, è necessario superare per mettersi alla guida di un'auto pubblica, ma ora anche per la sospetta incapacità nell'uso del congiuntivo e nella soluzione delle equazioni con due incognite". "I sei partecipanti al bando - conclude la Bendinelli -, qualora fossero riammessi nella graduatoria, come sarebbe giusto, avrebbero ampie possibilità di ottenere la licenza ed è grottesco come, anche per sperare di avere un lavoro, a Bologna, si sia costretti a intentare cause e ad appellarsi alla giustizia". 

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