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INCIDENTI A BOLOGNA

Denunce incrociate per la manifestazione di sabato

Il Siulp respinge le accuse della Sinistra: la Polizia agisce solo in base alla Costituzione e alle leggi

Denunce incrociate per la manifestazione di sabato

Avrà addirittura strascichi legali, la polemica politica sugli incidenti scatenati dai centri sociali sabato scorso. Incredibilmente, però, non nei confronti dei teppisti - o meglio: criminali, secondo quanto dichiarato da tutte le organizzazioni sindacali delle forze dell'ordine -, contro i quali ancora non risultano iniziative da parte della Procura della Repubblica. I primi a invocare l'intervento della magistratura sono gli organizzatori del corteo legale, quello della Rete dei patrioti-Movimento nazionale e, il loro obbiettivo, è il sindaco: "Nessuno ha mandato le camicie nere a Bologna, nessuno può insinuare l'esistenza fantasiosa e grottesca di alcuna pressione o etero-direzione della nostre azioni", dichiara in una nota Stefano Colato, portavoce bolognese del movimento della destra radicale. "Daremo mandato ai nostri legali - conclude Colato -, affinché querelino per diffamazione Matteo Lepore per le sue affermazioni false e vergognose". Su questo aspetto della contesa, quello relativo a presunte etero-direzioni della manifestazione e del servizio di sicurezza organizzato dalla forze dell'ordine, messo in discussione sempre dal sindaco, dal Pd e da altri partiti della Sinistra, interviene anche il sindacato di Polizia tradizionalmente più vicino alla posizioni progressiste, ma, questa volta, per prendere le distanze da certe illazioni circolate in questi due giorni: "I poliziotti lavorano da sempre con imparzialità, rigore e professionalità - afferma Felice Romano, segretario generale del Siulp -, ma soprattutto con onore e rispetto delle regole costituzionali sulle quali hanno giurato fedeltà. Ecco perché riteniamo ingeneroso, fuori luogo, privo di ogni fondamento, e persino pericoloso, cercare di attribuire alla Polizia di Stato, o a singoli appartenenti che hanno operato su Bologna lo scorso fine settimana, comportamenti condizionati da regie partitiche o politiche. Giacché i poliziotti, da sempre, operano sotto un'unica regia: i valori costituzionali". Di contro, l'amministrazione comunale, con un'iniziativa un po' bizzarra, sembra decisa di adire le vie legali contro la Rete dei patrioti, in quanto in uno degli striscioni innalzati sabato campeggiava il simbolo del Comune. Secondo Matilde Madrid, capo di gabinetto di Palazzo d'Accursio, quel simbolo infatti può essere impiegato solo "per iniziative organizzate dall'amministrazione comunale o dalla medesima patrocinate. Questa è la prima di una serie di azioni. che l'amministrazione intende intraprendere verso un utilizzo dell'emblema comunale che, oltre a non essere autorizzato, è anche lesivo dell'immagine del Comune di Bologna che, come recita lo Statuto, orienta la propria azione al fine di contribuire all'attuazione dei principi della Costituzione Italiana, nata dalla Resistenza'". Sul fronte politico classico, invece, da registrare l'ennesima interpellanza parlamentare, questa volta di Avs, partito alleato del Pd, volta "a sapere se risponde al vero che dalla riunione del Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza tenutosi a Bologna il 5 novembre era emersa la concreta possibilità che la manifestazione della cosiddetta Rete dei Patrioti avrebbe potuto provocare attriti tra i manifestanti facenti capo a correnti "socio-politiche contrapposte" tanto da disporre, tramite la Digos, opportuni contatti con gli organizzatori al fine di addivenire ad una opportuna modifica del luogo di svolgimento della manifestazione, fuori dal centro storico e per quali motivi ciò non è poi avvenuto". Firmata da Nicola Fratoianni, la questione è già stata, in realtà, abbondantemente chiarita dalla Prefettura di Bologna e dal Ministero degli Interni, che hanno spiegato il perché la manifestazione, legittima, è stata concordemente rivista assieme agli organizzatori nei tempi e nei modi, ma senza poter imporre una location assolutamente estranea allo spirito della manifestazione stessa. Del resto, rileva Gianni Alemanno, leader nazionale di Indipendenza!, "non è la prima volta che questo sindaco del Pd cerca di reprimere il diritto di manifestare a chi non la pensa come lui. Oggi giustifica la violenza contro una manifestazione per la sicurezza in città (che lui non riesce a garantire), a gennaio era contro il centro sociale Villa Paradiso che voleva proiettare un film contro la guerra in Ucraina. A settembre Bonaccini voleva persino impedire al sottoscritto di venire a fare politica in Regione. L’Emilia Romagna continua ad essere la roccaforte della dittatura del politicamente corretto del Partito Democatico".

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