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Il pianeta senza plancton: l'apocalisse silenziosa del riscaldamento globale

Lo studio, pubblicato sulla rivista Nature, ha messo in luce un quadro inquietante

Il pianeta senza plancton: l'apocalisse silenziosa del riscaldamento globale

L'allarme lanciato dai ricercatori dell'Università di Bristol non lascia spazio a dubbi: il plancton, cuore pulsante degli oceani, rischia di non sopravvivere al riscaldamento globale. Se la tendenza attuale dovesse continuare, le conseguenze per l'intero ecosistema marino – e per l'umanità stessa – potrebbero essere devastanti. Lo studio, pubblicato sulla rivista Nature, ha messo in luce un quadro inquietante: anche con le proiezioni climatiche più ottimistiche, che vedono un aumento della temperatura di "soli" 2°C, il plancton non riuscirebbe ad adattarsi alla velocità del cambiamento climatico che stiamo vivendo.

Rui Ying, a capo della ricerca, non usa mezzi termini: "I risultati sono allarmanti. Il riscaldamento che stiamo osservando è senza precedenti, e le specie di plancton non sono preparate a rispondere a questi tassi di cambiamento". Un messaggio chiaro che sottolinea l'urgenza di agire. Ma cosa succede esattamente a questo invisibile esercito di microrganismi che rappresentano la base della catena alimentare marina? Per capirlo, i ricercatori sono tornati indietro nel tempo, all'ultima fase glaciale, circa 21.000 anni fa.

Allora, durante il periodo di forte raffreddamento, il plancton era riuscito a rifugiarsi in acque più fredde. Ma oggi, con l'accelerazione dei cambiamenti climatici, le dinamiche che avevano permesso al plancton di sopravvivere all'epoca glaciale non sono più replicabili. "In futuro, gran parte del plancton potrebbe non trovare rifugio e, di conseguenza, rischiamo di assistere a una catastrofe ecologica", ha avvertito Ying. Questo non è solo un problema per i pesci e le balene che dipendono dal plancton per nutrirsi, ma per l'intero equilibrio marino. E non solo: il plancton è anche uno dei più importanti serbatoi di carbonio del nostro pianeta, e la sua scomparsa accelererebbe ulteriormente il riscaldamento globale.

La minaccia è concreta e tangibile, tanto che l'idea di un "ecosistema marino sconvolto" diventa un incubo quotidiano per gli scienziati. Se il plancton dovesse scomparire, si verificherebbe una catena di eventi che metterebbe a rischio la vita marina, ma anche le risorse alimentari di milioni di persone. La pesca, settore vitale per l'economia globale, sarebbe la prima a pagare il prezzo di un crollo ecologico delle dimensioni di un'apocalisse silenziosa.

Eppure, nonostante gli allarmi, la comunità internazionale sembra ancora incerta su come affrontare la crisi climatica. Gli accordi di Parigi, che prevedono di contenere l'aumento della temperatura media globale al di sotto dei 2°C rispetto ai livelli preindustriali, non sono bastati a fermare la tendenza. A oggi, le analisi suggeriscono che senza misure più incisive, il pianeta è destinato a superare i 3°C di riscaldamento. In altre parole, il riscaldamento globale è più veloce e più pericoloso di quanto pensassimo.

“Il messaggio è chiaro", ha sottolineato Daniela Schmidt, coautrice dello studio. "Tutti i Paesi devono intensificare gli sforzi per limitare l’aumento delle temperature e impedire che il nostro pianeta entri in una spirale incontrollabile".

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