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ELEZIONI REGIONALI 2024
18 Novembre 2024 - 23:53
Elena Ugolini, miss flop delle Regionali 2024
L'analisi del voto emiliano-romagnolo è impietosa per il Centrodestra e non solo in raffronto alle precedenti regionali, ma anche alle recentissime elezioni europee. In primo luogo, Michele De Pascale non solo vince la sfida contro Elena Ugolini, ma la asfalta con letteralmente con un 16.7% di voti in più; Bonaccini, raggranellò solo il 6.8% di vantaggio su Lucia Borgonzoni. La preside delle scuole Malpighi, l'astro della Didattica di Comunione e Liberazione, si è rivelata una candidata inconsistente, incapace di smuovere anche un solo voto, dal campo avverso al proprio. Per di più, in una situazione di forte contestazione del potere politico amministrativo regionale - cioè, del Partito democratico e dei suoi alleati - che, però, si è espressa nell'astensione, giunta all'incredibile vetta del 53.6% e del 49% nella ormai ex-disciplinatissima Bologna. Insomma, gli emiliani e i romagnoli ne hanno le tasche piene dei politici che governano localmente, ma non hanno alcuna fiducia, in termini di alternativa possibile, nei partiti del Centrodestra. Inoltre, la sconfitta del Centrodestra oggi, rispetto a quella di 4 anni fa, è praticamente completa, dal momento che si concretizza in ben 8 province su 9. Alla furiosa carica della Sinistra resiste solo il feudo inespugnabile di Piacenza, dove la Ugolini prevale con un 14.5% di vantaggio sull'ormai ex-sindaco di Ravenna. Per il resto, buio totale, anche nell'altra ex-roccaforte, quella di Ferrara. Ovviamente, tornano alla Sinistra anche Rimini e Parma, in questa tornata. La musica non cambia, spostando l'obiettivo sui risultati dei partiti. Il Pd dal 34.69% del 2020, passando dal 36.11% delle europee della scorsa estate, raggiunge ora il 42.95% dei consensi totali. In buona sostanza, il Partito democratico avrebbe fatto vincere De Pascale anche senza l'aiuto degli alleati, tutti in regresso rispetto al voto per Strasburgo: Avs è al 5.3% rispetto al 6.53%; il Movimento 5 Stelle dimezza, dal 7.17 all'attuale 3.55%; la lista civica del Centrosinistra raccoglie solo 3.83% e i Riformisti si fermano all'1.72%. Di contro, Fratelli d'Italia al 23.74% segna una netta flessione rispetto al 28.02% delle Europee e il forte incremento rispetto al 2020, quando prese l'8.59%, è un dato drogato dalla dinamica positiva, allora appena iniziata, del partito di Giorgia Meloni. La Lega viene superata anche dai berlusconiani, scendendo al 5.28% rispetto al 6.48% delle elezioni della scorsa primavera e rendendo un vago ricordo della storia il 31.95% del 2020. E se Forza Italia raddoppia il precedente risultato regionale, passando dal 2.56% al 5.63%, perde comunque qualche decimale rispetto alle Europee, dove si attestò al 6.11%. Sorridono solo i candidati della lista Rete civica, che passa dall'1.73% al 5.15%. Ancor più impietosi, per il Centrodestra, i numeri di Bologna, dove, non ostante l'alluvione e le precedenti polemiche durissime per l'invasività dei cantieri e delle politiche per la mobilità, nonché per i rapporti equivoci di alcuni membri della giunta con l'area delinquenziale dei centri sociali, si è ormai all'inconsistenza politica. I tre partiti insieme, a livello provinciale, realizzano esattamente il 28% contro il 35.04% delle precedenti regionali e il 40.61 di un semestre addietro. Ancora peggiore il dato del capoluogo, regno del contestatissimo Matteo Lepore: Fratelli d'Italia, Forza Italia e Lega raccimolano un misero 24.59% contro il 30.34% del 2020 e il 27.65 delle Europee. Di contro, sotto le Due torri, il Pd guadagna rispetto alle precedenti regionali ed europee, attestandosi in città oltre il 42% e in provincia sopra il 44%. Le ragione di una sconfitta tanto cocente sono certamente molteplici, ma è evidente come la classe dirigente del Centrodestra regionale, anche in una condizione favorevole come non mai, si sia dimostrata al di sotto di qualsiasi aspettativa e totalmente inadeguata a incarnare l'esigenza di alternanza nelle stanze del potere emiliano-romagnole.
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