fatti e notizie
Cerca
EDITORIALE
19 Novembre 2024 - 14:30
Lo "stato maggiore" di Forza Italia di Bologna
Più gli animi si raffreddano e più è facile, guardando la disfatta del Centrodestra, comprendere le ragioni di un disastro che riporta la politica emiliano-romagnola agli anni '60, quando a Bologna e nel resto della regione il Partito comunista dominava incontrastato grazie alle logiche, anche sporche, della guerra fredda. Tutto d'un tratto, sembra che non siano mai esistiti Giorgio Guazzaloca e la conquista di Bologna. Michele De Pascale vince a Ferrara e a Forlì, città governate dal Centrodestra. Rimini e Parma tornano rosse come se non avessero già scelto di cambiare pelle, negli ultimi anni. Certo, come scritto in altro articolo, il candidato presidente non ha certo aiutato, facendo rimpiangere senza dubbio la performance di Lucia Borgonzoni. Però, non basta certo questo a spiegare l'entità della bruciante sconfitta. Nel capoluogo, dove si concentra la parte più consistente degli elettori di tutta l'Emilia, la forza del Centrodestra diventa irrilevante anche in prospettiva, per qualsiasi futura competizione. Eppure, la situazione, prima del voto, era apparsa favorevole come non mai, anche prima delle tragedie alluvionali che hanno messo a nudo i limiti delle capacità amministrative del Pd, con l'assurda moltiplicazioni dei cantieri, con la follia della Città 30, col vicesindaco a braccetto coi devastatori dei centri sociali. In tutta la regione, si registra oltre il 20% di astensionisti in più, a Bologna il 19%, portando i voti espressi esattamente alla metà di quelli potenziali: perché la gente perde fiducia nel potere - che qui è prevalentemente potere della Sinistra -, ma non premia le forze dell'opposizione e si limita a restarsene a casa? La risposta è ben più semplice di quel che si possa pensare ed è evidenziata dai freddi numeri dei risultati elettorali, in particolare proprio di quelli della circoscrizione di Bologna. Il Centrodestra di Bologna è avvelenato con un siero micidiale che uccide la capacità di elaborare la politica e, purtroppo, contestualmente rafforza gli avvelenatori: il voto di preferenza. Riavvolgendo il nastro delle attività politiche di alcuni mesi o, per restare alle elezioni regionali, di 4 anni, dove sono i convegni, i momenti di studio e di riflessione, le analisi della società emiliana e romagnola, dal punto di vista sociale, economico, produttivo, finanziario e via dicendo elaborate da Fratelli d'Italia, da Forza Italia, dalla Lega? Sfogliando i giornali del recente passato, si possono giusto rammentare finte crociate, come quella contro il Passante autostradale o contro le limitazioni alla circolazione nell'area urbana del capoluogo, Iniziative mai funzionali, però, a ottenere un qualche risultato diverso e maggiore che non fosse la sottoscrizione di un foglio, da cui ricavare nome e indirizzo del cittadino coinvolto in questo o quel problema, ma solo per spedirgli un santino elettorale al momento opportuno. Però, i bolognesi non sono scemi del tutto - anzi, per niente - e si sono accorti di come, per esempio, il ministro delle Infrastrutture, il leader della Lega, Matteo Salvini, i lavori per realizzare il Passante li abbia agevolati, benedetti e fatti partire. Oppure come il suo vice, Galeazzo Bignami, dopo aver fatto sapere che avrebbe potuto cancellare la Città 30 con una firma, si sia scordato subito dopo, poi, di prendere la penna in mano. Per non parlare del voltafaccia clamoroso sulla realizzazione del mostruoso tram che sta spaccando la città in due come una mela. Di contro, però, la classe dirigente locale del Centrodestra ha lavorato e molto su quella parte, ormai molto minoritaria, che continua o ha un qualche personale interesse a credere in essa, ma appunto per blindare le rispettive aree d'influenza. Dunque, a Bologna, Fratelli d'Italia perde 40.000 voti da giugno a novembre, ma la prescelta del partito viene eletta con 16.000 preferenze, cioè, il 21% dell'intero pacchetto di voti dei meloniani. A qualcuno questo dato potrà, apparentemente, non dire molto, ma certamente qualcosa in più potrà apprezzare, il lettore, ricordando come, nel 1999, tra gli stessi elettori, l'allora Gianfranco Fini, all'apice del suo successo, non andò oltre il 23% di preferenze sul voto di lista e, in termini assoluti, ne prese 1000 di meno. E con tutta la stima che si può avere per Marta Evangelisti, si fa fatica a pensarla una politica di peso maggiore dell'allora leader di Alleanza nazionale. Ancor più sconvolgente, poi, il dato della Lega che, a Bologna, perde pure il seggio. Nel 2020, i salviniani elessero qui 2 consiglieri, il primo dei quali ottenne 3.200 voti di preferenza su 124.000 voti di lista. Michele Facci divenne consigliere, rappresentando il 2.5% dell'intero elettorato padano. Pur avendo preso 2.400 voti su 13.400, cioè, il 18% di tutti i voti della lista, Matteo Di benedetto ora rappresenta solo se stesso. Al limite del grottesco, infine, la reazione dopo il voto in Forza Italia, dove è stata combattuta la più aspra delle competizioni, quella tra l'uscente Valentina Castaldini, la quale ha prevalso, alla fine, e il candidato esterno Manes Bernardini, approdato tra i berlusconiani solo nel luglio scorso. Leggendo i tanti messaggi sui social, oggi è un tripudio di complimenti per la ciellina e di frasi irrisorie e offensive per colui che avrebbe potuto scipparle la poltrona. Eppure, anche agli occhi dei meno esperti, dovrebbe risaltare il fatto che, senza i 2000 voti di Bernardini, praticamente tutti nuovi per il partito, visto che arrivava da altre e ben diverse esperienze politiche, Forza Italia avrebbe preso sì e no 14.000 dei 16.500 voti raccolti, facendo esattamente la fine che, a Bologna, ha fatto la Lega. Semmai, ricordando come, alle precedenti regionali del 2020, nel loro momento peggiore, i berlusconiani raccolsero comunque 12.500 voti, con 1.400 preferenze per la Castaldini, per di più al traino, non certo secondario, di un nome come quello di Vittorio Sgarbi, i forzisti bolognesi dovrebbero interrogarsi su come abbia lavorato la loro esponente più in vista, in città e in Regione. Perché i numeri sono implacabili: senza i voti dell'odiato Bernardini, Forza Italia avrebbe raccolto solo 1500 voti in più rispetto alle regionali precedenti, con un incremento del 12%; mentre la Castaldini, passando da 1400 a 2900 preferenze, avrebbe più che raddoppiato la personalizzazione del consenso dal già alto 11% al 23%, attestandosi comunque - conteggiando tutti i voti di domenica e lunedì appena passati - al 17% di preferenze sul complesso dei voti di lista. Insomma, una bramosia di consenso personale che porta tutta l'opposizione a ricercare solo clientes, a organizzare i simpatizzanti in truppe cammellate, a non aprirsi a energie diverse e a mal sopportare l'arrivo di nuovi personaggi, che costituisce la migliore delle assicurazioni di lunga permanenza al potere non solo per De Pascale, ma anche per i vari Matteo Lepore e compagni, sparsi qua e là a Bologna e nelle terre emiliane e romagnole.
BolognaCronaca.it | Direttore responsabile: Andrea Monticone
Vicedirettore: Marco Bardesono Capo servizio cronaca: Claudio Neve
Editore: Editoriale Argo s.r.l. Via Principe Tommaso 30 – 10125 Torino | C.F.08313560016 | P.IVA.08313560016. Redazione Torino: via Principe Tommaso, 30 – 10125 Torino |Tel. 011.6669, Email redazione@cronacaqui.it. Fax. 0116669232 ISSN 2611-2272 Consiglio di amministrazione: Presidente Massimo Massano | Consigliere, Direttore emerito e resp. trattamento dati e sicurezza: Beppe Fossati Email redazione@cronacabologna.it. Fax. 0116669232 |ISSN 2611-2272
Registrazione tribunale n° 1877 del 14.03.1950 Tribunale di Milano
Nell'anno 2023 sono stati percepiti i contributi di cui al decreto legislativo 15 maggio 2017, n. 70. Indicazione resa ai sensi della lettera f) del comma 2 dell'articolo 5 del medesimo decreto legislativo.