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BANDA DELLA UNO BIANCA/30° anniversario dell'arresto di Roberto Savi e dei suoi complici

Preziosa: "Roberto voleva spararsi quella sera stessa"

L'arresto avvenne in un clima burocratico, il killer era rassegnato

Preziosa: "Roberto voleva spararsi quella sera stessa"

Roberto Savi in manette. Alla sua destra, Roberto Dall'Ara; alla sua sinistra, Giovanni Preziosa

Giovanni Preziosa, capo della Sezione omicidi antirapine della Squadra Mobile di Bologna, nei primi anni '90, era presente nell'ufficio della Questura, probabilmente quello del vicario, in cui fu formalizzato il fermo a Roberto Savi, col conseguente ammanettamento del poliziotto assassino. Poi, insieme ad altri, fu lui ad accompagnare il bandito a casa, per dirigere le prime operazioni di perquisizione domiciliare, dove, tra abitazione e garage, fu rinvenuto quasi al completo l'intero arsenale della banda. Cosa ricorda Preziosa, a distanza di 30 anni, di quel fatidico 21 novembre?

"Era pomeriggio tardi e da qualche giorno, sotto il coordinamento della Criminalpol nazionale, stavamo alle sue calcagna, pedinando sia lui che il fratello. Poi, quel pomeriggio, arrivò l'ordine di mettergli le manette ai polsi"

Fu un momento particolare, carico di tensione?

"In realtà, lo ricordo come un momento grigiamente burocratico. Ci trovammo tutti insieme, i massimi dirigenti della Questura, nell'ufficio del vicario o del capo di gabinetto. Ricordo che c'era Sergio Bracco, il superiore diretto di Roberto Savi; il dirigente della Digos, Luciano Di Gregori; poi, Roberto Dall'Ara, il quale andò lui a chiamarlo in Sala operativa, chiedendogli di scendere giù".

Dall'Ara gli disse qualcosa, oppure lo portò da voi con una scusa?

"Questo non lo so, ma era evidente che Roberto Savi aveva capito cosa stesse succedendo: non apparve sorpreso e non disse nulla di particolare, nulla che potesse stamparsi nella memoria. Sembrava proprio un arresto come centinaia di altri: con la lettura del provvedimento e l'ammanettamento conseguente".

Poi, cosa successe?

"Lo caricammo in auto e lo portammo a casa sua, per eseguire le prime perquisizioni. E qui, mentre eravamo in casa, mi chiese di parlare per un istante solo con me"

E cosa le disse? La famosa frase: "Potevo farvi saltare tutti per aria!"

"No, quella la disse dopo, nel mentre che stavamo perquisendo il garage che ci apparve come una vera e propria Santabarbara. In casa si mostrò tutt'altro che spavaldo"

E perché voleva parlare con lei, allora?

"Siccome trovammo subito una delle sue pistole, mi disse qualcosa del genere - non posso ricordare oggi le esatte parole -: "dottore, mi lasci qui un istante da solo, con una sola cartuccia, così risolvo tutti i problemi".

E lei, cosa gli rispose?

"Gli risposi che era matto. So che ha negato, anni dopo, di aver avuto questa tentazione di suicidarsi, ma io quel frangente lo ricordo bene"

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