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REGIONALI 2024/IL DOPO VOTO
24 Novembre 2024 - 14:17
Marco Mastacchi
Ancora choccati al risultato negativo delle elezioni regionali, i vertici del Centrodestra, in particolare quelli di Bologna, si rimpallano le accuse di non aver fatto le cose giuste al momento giusto, per cercare un risultato diverso da quello ottenuto. Fratelli d'Italia insiste sulla linea del silenzio, non replicando in alcun modo alla Lega che, per voce di Jacopo Morrone, parlamentare romagnolo, ha puntato il dito sulla scelta di Elena Ugolini. Di contro, sparano a palle incatenate i sostenitori diretti della sconfitta, Marco Mastacchi - rieletto consigliere regionale con la lista civica - e Roberto Pieralli, medico del 11, trombato nelle urne. Mastacchi replica seccamente che, se la Lega non prende voti, non è certo per colpa della Ugolini e, anzi, rileva come la sconfitta, se almeno i partiti avessero confermato i voti delle recenti europee, avrebbe potuto essere ben più contenuta, se non addirittura evitata. La convinzione di Mastacchi, però, si fonda su un dato di analisi tutt'altro che scientifico e, cioè, sulla convinzione - alquanto arbitraria, in verità - che i consensi confluiti sulla lista civica della Ugolini siano diversi da quelli che, a giugno, votarono per Giorgia Meloni, Matteo Salvini o Antonio Tajani. La sensazione più esatta, invece, sembra essere quella che avrebbe visto parte dell'elettorato del Centrodestra scegliere oggi i candidati di una lista che alle Europee non era presente. Pieralli, invece, se la prende con Casapound, rea di aver voluto manifestare in città a solo una settimana dal voto regionale, nel sabato ormai famigerato delle tensioni tra la Polizia e i centri sociali. Quest'ultima critica, però, evidenzia tutti i limiti politici e intellettuali del Centrodestra emiliano e bolognese, in particolare, dal momento che dimostra la sudditanza psicologica che, sotto le Due Torri, delle opposizioni locali verso il Partito democratico. Infatti, come per i casi della Città 30, della realizzazione del Tram, del caos-cantieri e via dicendo, anche per la manifestazione della Rete dei patrioti si è assistito all'incredibile inversione delle responsabilità, non ostante il compatto, unanime e pesante giudizio espresso dai rappresentanti di tutte le forze dell'ordine, bolognesi e nazionali, che hanno indicato nei centri sociali e nei rapporti equivoci tra questi e la giunta di Matteo Lepore uno dei problemi più perniciosi per la città. Non ostante ciò, la narrazione imposta dal Pd - 300 camicie nere spedite da Roma - ha prevalso nella discussione pubblica, col Centrodestra che, invece di chiudere all'angolo la Sinistra, ci è finito e si è fatto suonare come pugile imbambolato. In questa alternanza di accuse e sciocchezze, una delle poche analisi apprezzabili viene dal leader di Forza Italia. Il ministro degli Esteri, infatti, in un'intervista, ha rilevato come, tra gli altri, uno dei fattori negativi è certamente stato quello di scegliere la Ugolini solo a poche settimane dal voto, impedendo di costruire intorno a questa figura il consenso necessario e di farla apprezzare debitamente dagli elettori. Un aspetto che, per certi versi, ricalca anche la precedente scelta di presentare per la carica di sindaco Fabio Battistini, ex-quadro dirigente secondario di Alleanza nazionale, da molti anni passato alla politica nelle associazioni civiche. Anche in quel caso la decisione di puntare su di lui, da parte del Centrodestra, fu assunta in articulo mortis, poco prima, cioè, della formale chiusura dei termini per la presentazione delle liste e delle candidature. E tutto ciò dimostra il vero limite del Centrodestra emiliano e bolognese: quello di fare affidamento - tanto nelle competizioni locali che in quelle generali- esclusivamente o prevalentemente sul trend di gradimento dei rispettivi leader nazionali; senza la capacità di costruire sul territorio una proposta credibile di alternativa alla Sinistra e di elaborare e proporre una visione della città e dell'amministrazione realmente differenti e migliori rispetto a quella del Pd.
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