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VIOLENZA DI GENERE

Un collettivo-centro sociale di molestatori seriali?

Le pesanti accuse verniciate sui muri dell'Università di Bologna

Un collettivo-centro sociale di molestatori seriali?

Una delle scritte apparse l'altra mattina all'Università di Bologna

Le donne, perché di ragazze certamente si tratta, che hanno lanciato la pesante accusa, hanno scelto non a caso l'alba del 25 novembre, Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne. Nelle strade ancora semideserte della zona universitaria di Bologna, armate di pennello e vernice, hanno vergato un po' ovunque severe scritte contro un noto collettivo studentesco: il Cua. Il Collettivo universitario autonomo, assieme a Labàs, è uno dei così detti centri sociali più in vista e più agitato, nel panorama politico bolognese ed è anche uno di quelli - secondo diversi esponenti dei partiti non di sinistra - coi quali l'amministrazione retta da Matteo Lepore non disdegna d'intrattenere rapporti. E le accuse anonime vergate dalle ragazze che, evidentemente, conoscono l'ambiente del Cua sono terrificanti: quella di avere coperto uno stupro e, più in generale di essere parte del problema violenza di genere. Qualcuno, tempestivamente, ha raccolto testimonianze fotografiche dell'iniziativa che, immediatamente, ha visto gli attivisti - pare tutti uomini - dei centri sociali reagire con altrettanto efficacia pittorica, cancellando nell'arco della prima mattinata le frasi accusatorie. Sulla rete web, però, qualcuno ha rincarato la dose, come scrive su Facebook Giovanni Stinco, uno dei primi ad accorgersi dell'accaduto, segnalando l'esistenza di un testo-denuncia sempre anonima ma più circostanziata, un testo che parla di modalità storicamente omertose nei confronti di violenze di genere che sarebbero state commesse all’interno del collettivo. Insomma non si tratterebbe di un caso isolato, ma dell’ultimo di una lunga e impunita serie. Ovviamente, non è tardata la replica da parte dei militanti del Cua, i quali, da Istagram, con molto imbarazzo replicano di non sapere nulla di ciò che è stato denunciato, in questa forma singolarmente e clamorosamente pubblica, ventilando che potrebbe trattarsi di un complotto e, ma questo era scontato, respingendo come false le contestazioni. La vicenda, però, potrebbe - o forse sarebbe meglio dire: dovrebbe - attirare ora l'attenzione delle forze dell'ordine, anche in considerazione del fatto che episodi di questo genere, nei centri sociali di altre città dell'Emilia Romagna, erano stati denunciati nel recente passato e, in almeno un caso, anche con una conferma processuale, terminata con pesanti condanne dei responsabili.

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