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27 Novembre 2024 - 15:00
Nella sala d'attesa della stazione di Bologna si è tenuto un incontro che ha visto riuniti familiari delle vittime, istituzioni e cittadini per esprimere il loro dissenso contro la manifestazione di Casapound e attivisti neo-fascisti avvenuta lo scorso 9 novembre. Un evento che ha suscitato indignazione e che è stato definito da molti come "un oltraggio alla città e a tutto il Paese".
La scelta della sala d'attesa della stazione di Bologna non è stata casuale. Qui, il 2 agosto 1980, un attentato terroristico causò la morte di 85 persone, un evento che ha segnato profondamente la storia della città e dell'intero Paese. Alle 10.25, l'orario esatto dell'esplosione, sono stati deposti fiori con la scritta "Noi non dimentichiamo" sotto la lapide commemorativa. Un gesto simbolico per ribadire che la memoria delle vittime non sarà mai cancellata.
Paolo Bolognesi, presidente dell'associazione dei familiari delle vittime della strage del 2 agosto, ha espresso con forza il suo sdegno: "Un oltraggio alla città e a tutto il Paese". Le sue parole sono state precedute dagli interventi del sindaco di Bologna, Matteo Lepore, della presidente dell'ANPI Bologna, Anna Cocchi, e del presidente dell'associazione delle vittime della strage di Piazza della Loggia, un'altra tragica pagina della storia italiana.
Il sindaco Matteo Lepore ha partecipato all'iniziativa per ribadire la sua posizione contro le manifestazioni neo-fasciste. "Bologna vuole sapere e continuerà a disturbare", ha dichiarato con fermezza, sottolineando l'importanza del lavoro democratico e della partecipazione. Lepore ha espresso preoccupazione per la veemenza istituzionale con cui vengono accolte le richieste di spiegazioni, affermando che in democrazia è lecito domandare e giusto dare risposte.
Lepore ha annunciato che chiederà risposte anche al governo, partecipando alla manifestazione regionale organizzata in città nell'ambito dello sciopero generale nazionale proclamato da CGIL e UIL.
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