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Stesso partito, stile diverso: Lepore e De Pascale al corteo Cgil

Il sindaco di Bologna ha ancora molto da imparare dal neo-governatore

Stesso partito, stile diverso: Lepore e De Pascale al corteo Cgil

Matteo Lepore con fascia tricolore, in un'immagine di archivio

Entrambi pubblici amministratori di primo livello ed entrambi espressione genuina del Partito democratico: eppure, Matteo Lepore e Michele De Pascale hanno personalità e stile politici molto, forse troppo differenti. Sarà per il fatto che l'ex-sindaco di Ravenna, ai vertici delle istituzioni, c'è d più tempo del suo omologo bolognese, ma, stamattina, la loro presenza al corteo della Cgil ha fatto venire in mente un vecchio gioco della Settimana enigmistica: trova le differenze. Anzi, la differenza. Un solo dettaglio, un unico particolare diverso, ma alquanto significativo. La manifestazione e lo sciopero sindacali sono espressioni certamente legittime della manifestazione di opinioni. Ed è anche legittimo e comprensibile come, in casi come questi, la rivendicazione sociale sfoci pure nella polemica politica, anche durissima, contro il governo e contro la maggioranza che lo sostiene. Ci mancherebbe che qualcuno negasse questi diritti o mettesse in discussione queste eventualità del dibattito pubblico. Detto ciò, Michele De Pascale si è presentato, nella forma come nella sostanza, come un esponente del Pd o, se vogliamo, come un cittadino preoccupato - strumentalmente o motivatamente, non fa differenza - della situazione economica e sociale del Paese. Com'era suo diritto, è andato in piazza ad ascoltare Maurizio Landini, applaudendolo pure, si presume. Di contro, Lepore ha dimostrato ancora una volta di essere di quella schiatta pidiota che confonde irrimediabilmente - e illegittimamente, almeno sul piano etico - la sua personale appartenenza politica con la carica che riveste a Palazzo d'Accursio. Quella fascia tricolore indossata ed esibita con sfacciataggine, infatti, è un vero e proprio insulto all'istituzione, di cui è vertice, e alla gran parte di cittadini, anche bolognesi e metropolitani, che non hanno scioperato e men che meno aderito alle tesi della Cgil. Il che è pure aggravato dal fatto che - dallo scorso 11 ottobre in particolare - il sindaco di Bologna sproloquia spesso di Costituzione, rispetto delle regole, di bon-ton delle istituzioni. Balza alla memoria l'antico ammonimento evangelico su occhi, travi e pagliuzze, ma quel che è certo è che in Italia esistono certamente due modi di essere di sinistra: uno più pragmatico e attento, oltre che ai problemi della gente, al rispetto dei ruoli e degli oneri che il potere comporta; l'altro, pervicacemente convinto di poter fare comunque e sempre ciò che si vuole, per avvantaggiare la propria fazione.

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