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Censura sociale
30 Novembre 2024 - 17:00
Foto d'archvio
Nel panorama odierno, dove ogni voce critica rischia di essere soffocata nel fragore della censura sociale e della polarizzazione ideologica, il libro di Luca Ricolfi, Il follemente corretto , emerge come un faro di lucida analisi e appassionata denuncia. Con uno stile incisivo e un rigore intellettuale che raramente si incontrano nel dibattito pubblico contemporaneo, Ricolfi ci consegna una riflessione fondamentale sulla deriva culturale dell'Occidente, dominato da quella che definisce "la dittatura del politicamente corretto" e dall'avanzata di un fenomeno altrettanto pervasivo: la barbarie del wokismo, sbandierato dalla sinistra americana e che sta già contagiando l’Europa. Ricolfi descrive il politicamente corretto non come una semplice forma di cortesia linguistica o attenzione alle sensibilità altrui, ma come un autentico sistema di controllo ideologico, capace di infiltrarsi in ogni aspetto della nostra vita: dalla politica al linguaggio, dall'arte alla scienza. L'autore mostra come questa ossessione per l'offesa potenziale abbia trasformato le interazioni sociali in un campo minato, in cui ogni parola può essere usata contro chi la pronuncia.
Con argomentazioni supportate da dati e casi concreti, Ricolfi denuncia il modo in cui il politicamente corretto si è trasformato in una vera e propria dittatura culturale, in cui dissenso e critica sono bollati come espressioni di odio o ignoranza. Questa prassi, secondo l'autore, non solo impoverisce il dibattito pubblico, ma mina alla base i principi fondanti della democrazia liberale: la libertà di parola e di pensiero. Un esempio particolarmente incisivo riguarda il mondo accademico, dove Ricolfi evidenzia come il conformismo ideologico sta soffocando la ricerca e il dibattito intellettuale. In molte università occidentali, intere discipline sembrano ormai piegate alle narrazioni conformiste, con la cancellazione di autori, opere e idee considerate “problematiche”. Questo processo, definito "cancel culture", non è altro che una forma moderna di censura, che ricalca metodi di repressione culturale già visti in regimi totalitari.
Accanto alla dittatura del politicamente corretto, Ricolfi analizza l'ascesa del wokismo, definendolo come una "religione secolare" che, sotto il pretesto della giustizia sociale, promuove una visione manichea della realtà. Secondo questa ideologia, il mondo è diviso in oppressori e oppressi, con categorie rigide e immutabili che non lasciano spazio a sfumature o complessità. Il wokismo, sostiene Ricolfi, non si limita a rivendicare diritti per le minoranze o a combattere le disuguaglianze, obiettivi condivisibili e legittimi. Al contrario, si presenta come un movimento che pretende di riscrivere la storia, l'arte e persino la biologia, imponendo una visione ideologica che nega la realtà e il buon senso. Emblematici, in tal senso, i capitoli dedicati alla riscrittura dei classici letterari e alla manipolazione del linguaggio, strumenti con cui il wokismo cerca di plasmare il pensiero delle nuove generazioni.
Ricolfi non si limita a denunciare i pericoli di questa deriva, ma offre anche un'analisi profonda delle sue radici culturali e politiche. La nuova barbarie del wokismo, afferma, è il risultato di decenni di relativismo culturale e di un progressismo che ha perso di vista i valori fondamentali della nostra civiltà. Invece di promuovere il dialogo e la comprensione reciproca il wokismo alimenta una nuova forma di tribalismo, in cui il giudizio morale sostituisce il confronto razionale.
Il cuore del libro, tuttavia, non è solo la denuncia, ma anche la proposta. Ricolfi invita l'Occidente a una vasta azione di reazione culturale e politica, necessaria per salvare i valori di libertà, ragione e umanità che hanno reso grande la nostra civiltà. L'autore sottolinea come questa battaglia non possa essere combattuta solo sul piano intellettuale, ma richiede un impegno concreto da parte di istituzioni, media, scuole e cittadini. Tra le soluzioni proposte, Ricolfi sottolinea l'importanza di recuperare il senso critico e la capacità di distinguere tra giustizia e fanatismo, tra progresso e regressione. Per farlo, è essenziale promuovere un'educazione che valorizza il pensiero autonomo e la diversità di opinioni, contrastando il conformismo ideologico che oggi domina molti ambiti della società.
Il follemente corretto è un libro che lascia il segno. Ricolfi non si limita a descrivere i sintomi di una malattia pericolosa, ma invita a riflettere sulle sue cause e, soprattutto, sulle possibili cure. La sua analisi è tanto rigorosa quanto appassionata, e non manca di offrire spunti di speranza per un futuro in cui l'Occidente possa riscoprire le sue radici e ritrovare la forza per affrontare le sfide del presente. Per chiunque voglia capire le dinamiche che stanno trasformando la nostra società e per chi sente l'urgenza di reagire a questa deriva, Il follemente corretto è una lettura imprescindibile. Non è solo un libro, ma un manifesto, un richiamo all'azione e un atto d'amore verso quei valori di libertà e ragione che rischiano di essere dimenticati. Ricolfi ci invita a scegliere da che parte stare: non possiamo che rispondere al suo appello.
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