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CRIMINALITA'
03 Dicembre 2024 - 14:46
Si chiude con due condanne a sei anni per usura ed estorsione e una terza a due anni per il solo reato di usura, con pena sospesa, il processo di primo grado a carico di due cugini napoletani di 59 e 62 anni e di una donna di 59 anni, moglie del secondo dei condannati. tre erano accusati di aver costretto un'imprenditrice bolognese a pagare, per cinque anni, mille euro al mese di interessi - dunque oltre 60.000 euro, per altro insufficienti a saldare il debito - per un prestito di 20.000 euro per pagare alcune cartelle esattoriali. La sentenza è stata emessa questa mattina dal Tribunale di Bologna, presieduto dal giudice Massimiliano Cenni, che ha accolto le richieste formulate dal pm Augusto Borghini. Per la donna, condannata a due anni, è caduta l'accusa di estorsione, e per tutti e tre gli imputati - ai quali la vittima si era rivolta nel 2013 su indicazione di un conoscente, poi deceduto - è stata esclusa l'aggravante del metodo mafioso. L'indagine, svolta dai Carabinieri, era partita nel 2018 a seguito della denuncia sporta dalla vittima ai militari della stazione Bologna Indipendenza. Agli investigatori, la donna aveva raccontato che i tre avevano rivolto una serie di minacce a lei a figli, dicendo, tra le altre cose, che le avrebbero fatto trovare dei mafiosi sotto casa. Dei tre imputati, due - la donna e il marito - sono residenti a Napoli, mentre l'uomo più giovane è titolare di un negozio di parrucchiere a Bologna. Nel 2020 erano state eseguite delle misure cautelari a carico di tutti e tre: i due uomini erano finiti in carcere, mentre per la donna era stato disposto l'obbligo di dimora a Napoli. In seguito le misure sono state revocate, e ora tutti gli imputati sono a piede libero.
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