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EDITORIALE
09 Dicembre 2024 - 18:31
Se, in Italia, tasse e spese pubbliche andassero di pari passo, avessero quanto meno un tocco di coerenza, a livello politico e amministrativo si litigherebbe di meno e si risolverebbero più problemi. E Bologna, da questo punto di vista, non fa eccezione. Da giorni, da Palazzo d'Accursio alle pagine sui giornali, è tutto un discutere e un lamentarsi per la mancanza di case disponibili per l'affitto e degli alti costi di quelle in vendita. La causa di questi forti rincari: la sempre più frequente destinazione degli immobili al mercato turistico. In parte, è vero. Anche se nessuno sottolinea mai abbastanza come non sia solo la maggior redditività, a orientare i proprietari verso le formule di locazione breve e B&B; questa tendenza è anche e specialmente la reazione a una politica - portata avanti da una certa sinistra, dai sindacati e da una parte ella magistratura - che, per diversi decenni, ha trattato i proprietari di immobili come aguzzini da combattere, assicurando anche agli inquilini più disonesti e morosi la possibilità, di fatto, di espropriare gli appartamenti ai legittimi proprietari per anni e anni. Anche a quelli che imponevano affitti calmierati o perfettamente in linea con le possibilità economiche di chi ci viveva dentro. E la mentalità non dev'essere di molto cambiata se, a fronte della scarsità di alloggi, le pubbliche amministrazioni non trovano di meglio che tentare strade che limitino la possibilità per i privati di fare il miglior uso possibile - per loro, come è legittimo che sia - delle loro proprietà. Eppure, appunto, le soluzioni, almeno parziali, sarebbero sotto gli occhi di tutti. A tutt'oggi, il Comune di Bologna, per esempio, incassa 15 milioni di euro, grazie alla tassa di soggiorno. Quest'anno, lucrando sul Giubileo, dovrebbero diventare addirittura 18. Ebbene, con quasi 20 milioni di euro, quanti contributi per l'affitto si potrebbero erogare? Quanti mutui si potrebbero partecipare - per le giovani coppie, tanto per dirne una -, per permettere ai giovani di aggirare gli ostacoli bancari e comprarsi una casa? Oppure - se ne parlerà in altra sede più compiutamente - non si potrebbero recuperare alcuni degli immobili vuoti - anche di proprietà della Curia, che in altre sedi si lamenta dei comportamenti altrui -, per realizzare degli studentati in provincia, come proposto dalla associazione Arca? Ancora, non si potrebbero compartecipare le ristrutturazioni, al fine di cedere l'immobile e costruirne dei nuovi, di almeno parte dei 600 alloggi Acer che non sono affittabili per problemi di degrado delle strutture? In altre parole, invece di piangere a causa di chi fa business coi turisti, per tassare questi ultimi e spendere i soldi in chissà cosa; non si potrebbe cogliere questa nuova opportunità di sviluppo economico proprio per finanziare costantemente nel tempo una nuova politica abitativa? Se si fanno i soldi con le tasse sugli affitti turistici, perché non investire tutto questo denaro per potenziare e migliorare la situazione abitativa dei residenti?
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