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I dati
27 Dicembre 2024 - 10:40
In Emilia-Romagna il gioco d’azzardo è diventato un fenomeno economico e sociale di proporzioni preoccupanti, con una spesa complessiva che nel 2023 ha raggiunto i 9,5 miliardi di euro. I dati sono impressionanti: la regione conta 4.166 tra sale slot, sale scommesse, bar e tabacchi dove è possibile giocare, con una media di un locale ogni 1.064 abitanti. Di questi miliardi, 5 provengono dal gioco fisico – slot machine, gratta e vinci, scommesse nei punti vendita – mentre 4,5 sono stati bruciati nel gioco online, un settore che si sta espandendo rapidamente e che coinvolge sempre più giovani e giovanissimi.
Questo boom regionale riflette una tendenza nazionale allarmante. Nel 2023, gli italiani hanno speso 150 miliardi di euro in gioco d’azzardo, pari al 7,5% del PIL del Paese. Le stime per il 2024 parlano di una cifra che potrebbe toccare i 160 miliardi, quasi quanto la spesa alimentare nazionale. Nel 2025, si teme che il gioco d’azzardo possa raggiungere quota 179 miliardi, una cifra impensabile solo qualche anno fa. Massimo Masetti, ex assessore al Welfare di Casalecchio e coordinatore regionale di Anci sul tema dell’azzardo, sottolinea la portata del problema: “Se sommiamo i bilanci di tutti i Comuni italiani arriviamo a 77 miliardi l’anno. Ma il gioco d’azzardo supera il doppio di questa cifra. Le dimensioni del fenomeno sono sconcertanti e richiedono un’azione immediata”.
La provincia di Bologna guida questa classifica poco lusinghiera. Nel 2023, tra città e provincia sono stati spesi quasi 2,8 miliardi di euro, con il capoluogo che da solo ha registrato una spesa di 957 milioni. Questo si traduce in una media pro capite di 2.431 euro per residente sotto le Due Torri. Subito dopo troviamo Modena, con una spesa complessiva di 1,6 miliardi e una media di 2.232 euro per abitante. Particolarmente elevati sono i numeri registrati in alcune zone specifiche come il distretto ceramico di Sassuolo e Carpi, dove si osservano anomalie legate a giochi di nicchia come il Betting Exchange, una piattaforma di scommesse che negli ultimi anni ha visto un’impennata nei volumi di gioco.
Il problema, però, non si ferma ai numeri. Il gioco d’azzardo ha costi sociali ed economici devastanti. La spesa sanitaria legata al trattamento delle dipendenze da gioco è stimata tra i 7 e gli 8 miliardi di euro l’anno. Una cifra impressionante se paragonata agli 11,8 miliardi che l’erario ha incassato nel 2023 dal settore dell’azzardo: il saldo netto per lo Stato è di soli 3 miliardi, un risultato che secondo molti non giustifica i danni collaterali causati da questa piaga.
Un ulteriore aspetto inquietante è il legame tra gioco d’azzardo e criminalità organizzata. La commissione nazionale antimafia ha definito l’azzardo il settore ideale per il riciclaggio di denaro sporco, con pene decisamente meno severe rispetto ad altre attività illecite come il traffico di stupefacenti. In Emilia-Romagna, il processo Black Monkey ha svelato la presenza di infiltrazioni mafiose nel mondo delle slot machine, confermando come questo settore sia un terreno fertile per la malavita.
Nonostante la gravità del fenomeno, le politiche di prevenzione sembrano andare nella direzione opposta. Il governo ha recentemente ridotto i fondi destinati al contrasto dell’azzardo patologico, inglobandoli in un fondo generico per le dipendenze e sostituendo l’Osservatorio nazionale sul gioco d’azzardo con una Consulta nazionale per il gioco lecito, in cui siedono anche gestori e concessionari del settore. Per gli esperti, questa scelta rischia di indebolire ulteriormente la lotta contro un fenomeno in crescita esponenziale.
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