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Quanto stanno bene le banche italiane? I numeri da capogiro del 2024

Utili in festa, governo cauto: chi pagherà il conto del boom?

Quanto stanno bene le banche italiane? I numeri da capogiro del 2024

Il 2024 è stato un anno da record per le banche italiane, con utili netti che superano ogni aspettativa. Sebbene i bilanci definitivi saranno pubblicati solo a febbraio 2025, i dati dei primi nove mesi parlano chiaro: le principali banche italiane — Intesa Sanpaolo, UniCredit, Banco BPM, BPER e MPS — si avviano a chiudere l’anno con risultati superiori a quelli del 2023, raggiungendo nuovi traguardi. Questo trend positivo, già evidente nel primo semestre del 2023 con un raddoppio dei profitti rispetto allo stesso periodo del 2022, è stato ulteriormente consolidato da un aumento degli interessi netti e delle commissioni, sostenendo una crescita robusta nonostante i tagli ai tassi di interesse della BCE.

Secondo la Fondazione Fiba di First Cisl, i numeri del terzo trimestre 2024 confermano una performance eccellente. Gli interessi netti sono cresciuti del 7% rispetto al 2023, le commissioni nette hanno registrato lo stesso incremento percentuale, mentre i ricavi operativi principali sono aumentati del 6,9% e l’attività assicurativa ha segnato un +5,7%. Complessivamente, l’utile netto è salito del 22,4%, con i costi operativi rimasti stabili e un leggero calo degli impieghi. Questa capacità di generare profitti in condizioni di mercato complesse sottolinea l’efficienza e la solidità del sistema bancario italiano.

Anche la CONSOB, nel suo bollettino sul primo semestre 2024, ha evidenziato la crescita degli utili delle banche italiane quotate su Euronext Milan, che hanno raggiunto i 14,9 miliardi di euro, in aumento dell’11% rispetto all’anno precedente. Il patrimonio netto, invece, è rimasto sostanzialmente stabile, attestandosi a 192,3 miliardi di euro rispetto ai 191,7 miliardi del 2023. Questo equilibrio patrimoniale, unito all’incremento degli utili, potrebbe tradursi in una maggiore distribuzione di dividendi agli azionisti, anche se non sono stati forniti dettagli ufficiali in merito.

Nonostante i numeri da capogiro, il governo italiano ha scelto di non introdurre una tassa sugli extraprofitti bancari, optando invece per una misura più morbida inclusa nella legge di bilancio 2025. Approvata lo scorso 28 dicembre dal Senato, la finanziaria prevede un’anticipazione di alcune detrazioni fiscali per gli istituti di credito, che si tradurrà in un aumento temporaneo delle imposte per il 2025, stimato in 3,3 miliardi di euro. Tuttavia, queste somme potranno essere recuperate dagli istituti negli anni successivi, tra il 2027 e il 2030, attraverso minori imposte. Una decisione che ha sollevato polemiche, specialmente alla luce delle dichiarazioni del vicepremier Antonio Tajani: “Non ci sarà nessuna tassa. Gli extraprofitti non esistono, è un concetto demagogico, che piace ai regimi dittatoriali: può piacere a Maduro o all’Unione Sovietica.”

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