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"Nessuno ci impedirà di ballare"
31 Dicembre 2024 - 11:30
È iniziato tutto nella tarda serata di ieri, quando i primi partecipanti hanno fatto capolino davanti a un capannone abbandonato in via Calzoni, nella zona Stalingrado di Bologna. Con zaini in spalla e carrelli della spesa carichi di attrezzature, circa trecento persone si sono radunate per dare vita a un rave abusivo destinato a segnare il Capodanno. L’evento, ribattezzato “Sound of Freedom”, non è solo una festa clandestina, ma una vera e propria protesta contro la legge antirave e il Ddl sicurezza, accusati dagli organizzatori di soffocare il diritto all’aggregazione e alla libertà individuale.
La scelta del luogo non è casuale. L’ex capannone Oz, da tempo inutilizzato, rappresenta un simbolo caro a molti attivisti locali, che lo vedono come un baluardo di resistenza contro la gentrificazione e il controllo istituzionale. Gli organizzatori del rave, attraverso comunicati pubblicati su siti anarchici, hanno chiarito che l’evento non vuole essere solo una festa, ma un atto di sfida: “Nessuna legge e autorità potrà mai impedirci di unirci, esprimerci, ballare e organizzarci in autogestione”, si legge in uno dei messaggi condivisi.
La polizia, informata della situazione, ha attivato un servizio d’ordine pubblico per cercare di contenere l’afflusso di ulteriori partecipanti. Nonostante i controlli, il numero dei presenti è cresciuto costantemente durante la notte, arrivando a circa 300 persone nelle prime ore del mattino. La Digos sta monitorando attentamente l’evoluzione degli eventi per prevenire eventuali disordini, mentre la città si prepara a una lunga notte di musica e tensioni.
Il “Sound of Freedom” rischia di intrecciarsi con un altro evento abusivo previsto nella stessa area. Il gruppo “Movimento Arti Libere”, noto per le sue serate autogestite in piazza Scaravilli e al giardino Virginia Woolf, aveva già organizzato un tradizionale “festone” di fine anno. La concomitanza di due rave nello stesso quartiere potrebbe creare tensioni tra i partecipanti o, al contrario, portare a una fusione improvvisata tra i due eventi. La situazione è in continua evoluzione, e le autorità restano in allerta.
Secondo gli organizzatori, il rave dovrebbe proseguire fino alla mattina del 2 gennaio, trasformando l’ex capannone Oz in un crocevia di musica, protesta e autogestione. Intanto, il dibattito sulla legge antirave e sulla libertà di aggregazione torna al centro della scena. Mentre le casse continuano a pompare musica elettronica e le luci stroboscopiche illuminano le pareti del capannone, Bologna si divide. Da un lato, chi vede in queste iniziative un atto di coraggio e resistenza; dall’altro, chi chiede un intervento più deciso per fermare quello che considera un abuso.
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