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L'ANALISI DI CORRADO BARTOLOMEI
03 Gennaio 2025 - 12:54
Mentre si sta già creando attesa per il futuro ritorno del grande Tennis internazionale sotto le Due Torri, anche a Bologna si ragiona della pendenza giudiziaria-sportiva di Jannik Sinner che, in qualche modo, potrebbe interromperne, anche se solo per poco tempo, il trionfale primato al vertice mondiale di questa disciplina.
E' necessario un riepilogo dei fatti. Nel marzo dell'anno appena concluso, Sinner è risultato positivo al Clostebol in due controlli antidoping, dove gli sono stati trovati 86 picogrammi per millilitro - equivalenti 0,086 nanogrammi per millilitro - nel primo caso, e 76 picogrammi per millilitro - equivalenti a 0,076 nanogrammi per millilitro - nel secondo. Valori infinitesimali e derivanti chiaramente da contaminazione esterna.
Dunque, il suo caso è stato paragonato a quello di Therese Johaug, una fondista e mezzofondista norvegese, squalificata per diciotto mesi per la stessa sostanza. Nel suo caso, però, i valori rilevati furono di 13 nanogrammi. Altra sostanziale differenza, le modalità di assunzione della sostanza: la Johaug la assunse direttamente, ammettendo di non conoscerne l’effetto dopante, come confermato dal Tas; mentre per Sinner si trattò di un fatto involontario, in quanto contaminato dalle mani del suo fisioterapista, Giacomo Naldi, il quale, per curarsi una ferita che si era procurato a un dito, avrebbe utilizzato il Trofondermin, una pomata contenente Clostebol.
Motivando la condanna della Johaug, la Wada imputò all'atleta la colpa di non aver controllato la scatola del prodotto, dove si indicava la definizione di prodotto dopante. Inoltre, per fare un’analisi completa e logica, è importante valutare la definizione di doping: "una pratica illegale che consiste nell’assunzione da parte di atleti o nella somministrazione agli stessi di droghe, sostanze eccitanti, farmaci o nel ricorso a pratiche terapeutiche rivolte a migliorare artificiosamente le prestazioni agonistiche". Tenendo conto di questa definizione, anche i 13 nanogrammi di clostebol assunti dalla Johaug, non avrebbero potuto migliorare in alcun modo le sue prestazioni agonistiche. Figurarsi, quindi, i 0,086 nanogrammi di Sinner!
Per altro, per comprendere appieno la vicenda, non è per tempo chiedersi cosa sia la Wada -World anti-doping agency - chi rappresenti. Si tratta di una fondazione a partecipazione mista, pubblico-privata, istituita per volontà del Comitato Olimpico Internazionale il 10 novembre 1999, a Losanna. al fine di coordinare la lotta contro il doping nello sport. Un intento sulla carta nobilissimo, ma che ha visto già i suoi funzionari protagonisti di episodi ben pochi chiari.
Un’inchiesta condotta dalla tv pubblica tedesca Ard e dal New York Times, racconta che, nel 2021, ventitré nuotatori cinesi sono stati trovati positivi alla Trimetazidina, in occasione di una gara tenutasi a Shijiazhuang. Nonostante ciò, non venne comminata alcuna squalifica, poiché la federazione cinese li assolse tutti dalle accuse, sostenendo che gli atleti sarebbero stati vittime di una contaminazione alimentare, causata dalla cucina di un hotel a Shijiazhuang. La Wada, informata del caso, non ritenne utile aprire un’indagine autonoma, accettando la motivazione presentata dalla federazione cinese, permettendo così agli atleti coinvolti di competere ai Giochi Olimpici di Tokyo.
Per non parlare del caso della Spagna, ormai considerata da anni, a livello sportivo, patria del doping. Specialmente dopo i fatti della nota Operazione Puerto, del 2006, che coinvolse almeno 500 atleti e, più di 250 sacche di sangue tenute in frigorifero e sequestrate dalla Guardia Civil. La Celad, l’agenzia nazionale spagnola, pensò bene di sfruttare prescrizioni, assenza di regolamenti sul doping e vari cavilli burocratici, riuscendo a far insabbiare centinaia di casi di positività, costringendo l'Ama - Agenzia mondiale antidoping - a chiudere gli occhi sul caso. Il dottor Eufemiano Fuentes, il medico creativo che era al centro di quella e di tante altre inchieste sul doping, afferma tuttora di aver curato oltre ai ben noti ciclisti, anche tennisti, calciatori, agonisti dell'atletica leggera, senza che nessuno gli chiedesse mai di fare i nomi dei questi sportivi sleali.
Infine, l'esempio della tennista polacca Iga Natalia Świątek, attualmente numero 2 al mondo, trovata positiva alla Trimetazidina ad un controllo dello scorso agosto. La trimetazidina è contenuta anche nella melatonina, un farmaco da banco prodotto e venduto in Polonia e usato per problemi di jet lag. La Świątek non è stata contaminata accidentalmente e inconsapevolmente, come accaduto a Sinner, ma ha volutamente ingerito pasticche di melatonina, per dormire dopo le Olimpiadi, ignara che contenesse trimetazidina e anche che questa fosse una sostanza considerata dopante. Ascoltati i legali della tennista polacca, l’Itia - International tennis integrity agency, agenzia che si occupa della gestione dell'antidoping in questa disciplina e che ha ritenuto non punibile Sinner - squalificò la Świątek solo per un mese, simbolicamente, ritenendo la positività non intenzionale. E in quel caso, giustamente, la Wada non ebbe nulla da obiettare.
Dunque, la Wada dovrebbe porsi i problema dei micro-dosaggi, cioè, quelle percentuali di sostanze dopanti che, in realtà, contenute in farmaci di uso comune in dosi infinitesimali, non apportano all’atleta nessun tipo di truffaldino beneficio sportivo, inserendo delle soglie di impunibilità. Invece, la popolarità di Sinner e l'importanza che il ragazzo italiano oggi riveste nel panorama sportivo internazionale sembra costituire un fattore negativo che induce l'agenzia antidoping a operare con un accanimento privo di buon senso e del tutto inutile, se veramente l'obiettivo è quello di eliminare il ricorso a trucchi, nella pratica degli sport agonistici e professionistici.
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