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5G e l'esposizione alle radiazioni: perché rischi di più in campagna che in città

Il ruolo delle antenne e della distanza dal corpo

5G e l'esposizione alle radiazioni: perché rischi di più in campagna che in città

Un recente studio europeo ha rivelato un aspetto sorprendente riguardo all’esposizione alle radiazioni elettromagnetiche prodotte dalle reti 5G. Contrariamente a quanto ci si potrebbe aspettare, l'esposizione non è più alta nelle grandi città, dove le antenne sono più dense, ma nelle aree rurali, dove la copertura del segnale è più debole. Questo paradosso è stato messo in luce dalla ricerca condotta nell'ambito del Project Goliat, un progetto quinquennale finanziato con 9,3 milioni di euro, che coinvolge il Barcelona Institute for Global Health e altre 25 istituzioni accademiche internazionali.

Il progetto ha monitorato l'esposizione ai campi elettromagnetici (Rf-Emf) generati dalle reti 5G e 4G, cercando di capire non solo come questi influenzino la salute, ma anche come venga percepito il rischio. I ricercatori hanno scelto la Svizzera per la sua diffusione delle reti 5G (3,5 GHz) e 4G (2,1 GHz) e per la varietà dei suoi ambienti, che vanno dalle aree residenziali e industriali alle zone rurali. Nel periodo tra febbraio e aprile del 2023, sono stati raccolti dati da oltre 30.000 punti di misurazione, attraverso l’utilizzo di dispositivi portatili come uno zaino con sensori in grado di monitorare le radiazioni emesse dalle antenne e dai telefoni cellulari.

Un primo risultato interessante riguarda la modalità aereo dei telefoni. Quando il telefono non è in uso per trasmettere dati, la maggior parte delle radiazioni proviene dalle antenne radio base, ovvero le stazioni di trasmissione del segnale. Così, in città come Zurigo e Basilea, la misura di esposizione è più alta rispetto ai villaggi, ma comunque ben al di sotto dei limiti di sicurezza stabiliti dalle linee guida internazionali.

Il dato più sorprendente riguarda l'upload dei dati. Quando si caricano file di grandi dimensioni, per esempio, i telefoni devono lavorare di più per connettersi alle antenne, specialmente nelle zone con scarsa copertura. E qui le cose si fanno interessanti: nelle aree rurali, dove ci sono meno antenne, l'esposizione alle radiazioni può salire fino a 29 mW/m², mentre nelle città si attesta intorno ai 16 mW/m². In altre parole, quando il segnale è più debole, il telefono emette più radiazioni per cercare di connettersi.

Un altro aspetto da considerare è la distanza tra il telefono e il corpo umano. I ricercatori hanno misurato l'esposizione tenendo il telefono a circa 30 cm di distanza dal corpo, ma hanno precisato che, in realtà, le persone tendono a tenere il telefono molto più vicino al corpo durante l'uso. Se il dispositivo è tenuto a contatto con il corpo, l'esposizione alle radiazioni potrebbe essere fino a dieci volte superiore a quella registrata a 30 cm di distanza.

In conclusione, anche nei casi più estremi, quando l'esposizione alle radiazioni è al massimo durante l’upload, i livelli rilevati sono comunque al di sotto dei limiti di sicurezza fissati dalla comunità scientifica. Questo significa che, sebbene ci siano delle variabili da considerare, come la distanza del telefono dal corpo e la modalità di utilizzo, il rischio per la salute rimane molto basso. Inoltre, la ricerca ha evidenziato che nelle zone con meno antenne, l’emissione delle radiazioni è principalmente legata al comportamento dell'utente, e non tanto alla densità della rete.

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