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2 agosto 1980
15 Gennaio 2025 - 14:34
Il così detto Palazzaccio, sede della Corte di Cassazione
E' in corso, davanti ai giudici della Prima sezione della Corte di Cassazione, l'udienza del processo per concorso nella strage del 2 agosto 1980 alla stazione di Bologna a carico dell'ex Nar, Gilberto Cavallini, già condannato all'ergastolo in primo grado e in appello. Poco fa si è concluso l'intervento del procuratore generale, il quale, riprendendo quanto contenuto nella requisitoria scritta depositata nei giorni scorsi, ha chiesto la conferma della sentenza d'appello e il rigetto del ricorso dei legali dell'imputato, e ora stanno parlando gli avvocati di parte civile. Cavallini è presente in aula.
All'udienza, stanno assistendo anche vari esponenti dell'Associazione dei familiari delle vittime della strage, tra cui il presidente Paolo Bolognesi, la segretaria del Partito democratico di Bologna e presidente del Quartiere Navile, Federica Mazzoni, in rappresentanza del Comune, e rappresentanti della Cgil di Bologna, dell'Emilia-Romagna e nazionale. Nel suo intervento, il pg ha ripercorso i cinque motivi di ricorso presentati dagli avvocati di Cavallini, tra cui spiccano la tesi che sia stato violato il principio del 'ne bis in idem', in quanto i fatti contestati ora sarebbero gli stessi per cui Cavallini è già stato condannato per banda armata, e la convinzione che nei primi due gradi di giudizio non siano state assunte prove ritenute decisive, come l'audizione del terrorista Carlos e la perizia richiesta per identificare a chi appartengano i resti trovati nella bara di Maria Fresu, una delle vittime della strage.
Tutti i motivi sono da respingere, secondo il pg, che ritiene "pienamente provato" l'apporto concorsuale di Cavallini alla strage. Nel replicare ai singoli motivi di ricorso, il rappresentante della pubblica accusa afferma, tra le altre cose, che l'imputato "aveva quantomeno una contiguità anche con contesti di Servizi deviati e con ambienti massonici, cui pure è riconducibile la strage". Sul punto, il pg cita il passaggio delle motivazioni della sentenza d'appello in cui si parla di "quel micidiale e si spera irripetibile humus nel quale convergevano Servizi deviati, P2 e parte dell'eversione nera allo scopo, evidentemente comune anche se per motivi forse differenti, di destabilizzare ed infine distruggere l'assetto democratico e costituzionale dello Stato Italiano".
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