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Il dato
15 Gennaio 2025 - 23:00
A novembre 2024, il debito delle amministrazioni pubbliche italiane ha registrato un incremento di 23,9 miliardi di euro rispetto al mese precedente, raggiungendo così un totale di 3.005,2 miliardi di euro. La causa principale di questo aumento è stata la crescita delle disponibilità liquide del Tesoro, che ha visto un aumento di 20,9 miliardi, portandosi a quota 63,9 miliardi. Un altro fattore che ha contribuito al rialzo del debito è stato il fabbisogno delle amministrazioni pubbliche, che ha richiesto 3,2 miliardi di euro. In compenso, gli effetti complessivi degli scarti e premi all’emissione, la rivalutazione dei titoli indicizzati all’inflazione e le variazioni nei tassi di cambio hanno avuto un impatto marginale, pari a soli 0,2 miliardi.
Se si analizza la ripartizione del debito per sottosettori, emerge che l’aumento ha riguardato esclusivamente le amministrazioni centrali, con un incremento pari a 23,9 miliardi, mentre il debito delle amministrazioni locali e degli enti previdenziali è rimasto invariato. La vita media residua del debito, inoltre, si è mantenuta stabile a 7,8 anni, un dato che suggerisce una relativa stabilità nella struttura complessiva del debito pubblico.
Secondo la Banca d’Italia, il debito pubblico in termini nominali tende solitamente ad aumentare durante l’anno, con flessioni che si verificano principalmente nei mesi in cui si concentrano le scadenze fiscali principali. Tuttavia, ciò che conta davvero per valutare la salute delle finanze pubbliche di un paese non è solo l’importo nominale del debito, ma come questo si confronta con la capacità del paese di farvi fronte, un aspetto che viene generalmente espresso in rapporto al prodotto interno lordo (PIL). Un esempio significativo di come l'andamento del debito non sempre rispecchi l’andamento dell’economia riguarda il periodo post-pandemico: tra il 2021 e il 2023, pur essendo aumentato di circa 292 miliardi, il debito pubblico italiano è diminuito in rapporto al PIL di oltre 19 punti percentuali.
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