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2 agosto 1980

I difensori di Cavallini: "Una sentenza da cancellare"

Alessandro Pellegrini: in Tribunale è stata scritta una verità senza fondamento

I difensori di Cavallini: "Una sentenza da cancellare"

Gabriele Bordoni e Alessandro Pellegrini

L'udienza in Cassazione del processo per concorso nella strage del 2 agosto 1980 a carico dell'ex Nar, Gilberto Cavallini, è terminata poco fa, e ora i giudici sono in camera di consiglio per emettere la sentenza. Non è stata data una tempistica anche solo di massima, ma è probabile che la decisione arrivi in serata. L'udienza si è conclusa dopo gli interventi dei legali di parte civile, che come già fatto in precedenza dal pg hanno chiesto la conferma della condanna all'ergastolo dell'imputato, e dei difensori di Cavallini, Gabriele Bordoni e Alessandro Pellegrini, che chiedono invece l'annullamento con rinvio a un nuovo processo d'appello.

Rivolgendosi ai giudici, Bordoni ha ribadito che, a suo modo di vedere, sarebbe stato utile svolgere alcuni accertamenti che invece sono stati negati nei precedenti gradi di giudizio per approfondire temi come la cosiddetta pista palestinese, ad esempio l'audizione del terrorista Carlos. Questo perché, ha detto, "la verità completa si raggiunge solo con un approccio laico, senza pregiudizi e preconcetti e senza arroccarsi su una determinata posizione". Ha usato toni più duri Pellegrini, secondo cui "ormai su questa vicenda si è storicizzata una versione dei fatti che non corrisponde alla realtà delle cose".

Criticando in particolare la sentenza di primo grado, in cui a suo dire "c'è stata un'esondazione, visto che è lunga 2.000 pagine, più lunga di Guerra e pace'", il legale di Cavallini ha affermato come il suo  "cliente sia condannato sulla base di elementi discutibilissimi", e ha ribadito la propria convinzione che i Nar fossero degli spontaneisti "che non avevano e non volevano sostegno e che non sono paragonabili alle Brigate rosse, che nei primi anni '80 avevano 29 covi solo a Roma". Pellegrini bolla poi come "favole" la tesi che Licio Gelli, capo della P2, abbia pagato "quattro scapestrati, che non mi sembrano il massimo dell'affidabilità, per far saltare la stazione di Bologna". Non è mancato, infine, un accenno a Thomas Kram, terrorista che "non ha saputo giustificare la sua presenza a Bologna" il giorno della strage.

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