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Bandiera israeliana, Lepore resta solo, col cerino in mano

La lista personale del sindaco: il motore di Tel Aviv si alimenta con la violenza

Bandiera israeliana, Lepore resta solo, col cerino in mano

Emily Clancy, le bandiere contestate nel bamcone del sindaco e, nell'articolo, Giacomo Tarsitano

Se pensava di aver fatto la furbata, Matteo Lepore, ora si trova all'angolo, sostenuto, ma pelosamente, solo dagli avversari del Centrodestra. Infatti, se Fratelli d'Italia, Forza Italia e Lega, sottolineandone, però, il valore e significato di marcia indietro strategica, hanno giudicato positivamente l'esposizione della bandire di Israele sulla facciata di Palazzo d'Accursio, a fianco di quella palestinese; oggi, in consiglio comunale il sindaco ha dovuto assistere alla ritirata, non priva di critiche, per quanto velate, della sua maggioranza, con la sola esclusione del Partito democratico.

Scontata la presa di distanza da parte di Emily Clancy, la quale - se ieri era rimasta in silenzio, affidandosi implicitamente alla considerazioni espresse, con una nota alle agenzie di stampa, dai responsabili della sua lista elettorale, Coalizione civica -, oggi ha deciso di prendere esplicitamente le distanze dal sindaco: "E' fonte di dolore vedere il proprio nome e il proprio cognome accostati alla parola sionista, una parola molto seria. Né il né il sindaco chiaramente lo siamo, anzi c'è un impegno netto a favore del popolo palestinese e della costruzione di condizioni di pace." Poi, ha aggiunto l'esponente che è anche il punto di riferimento dei centri sociali nella giunta comunale: "Noi abbiamo detto cosa ne pensiamo", facendo diretto e chiaro riferimento, condividendola, alla bocciatura dell'iniziativa di esporre la bandiera israeliana, da parte dei suoi compagni di lista. 

Certamente stupefacente, invece, l'attacco durissimo alle politiche di Tel Aviv - e quindi all'iniziativa del primo cittadino - di Giacomo Tarsitano, consigliere comunale della lista civica creata apposto per sostenere personalmente Lepore: "Non possiamo condividere l'esposizione di una bandiera, quella di Israele, inevitabilmente colma di complessità e contraddizioni e che rappresenta un governo che cessa il fuoco, ma non cessa le proprie pretese coloniali, che ha come motore per il suo funzionamento la violenza figlia della violenza subita nel secolo scorso, sulla quale non deve cessare la pratica della memoria. Uno Stato che nella sua storia è stato protagonista di un susseguirsi di soprusi". Parole di fuoco che, durante la consueta seduta del lunedì del consiglio comunale, hanno suscitato visibile imbarazzo tra i banchi occupati dai suoi colleghi del Pd.

Parole che, per di più, sono state espresse a una settimana esatta dal Giorno della Memoria e che, quindi, non potranno che sollevare ulteriori vespai polemici, all'interno di una coalizione, quella progressista, dilaniata da molte contraddizioni, anche in materia di politica nazionale e internazionale. Così come è destinata ad arroventare le tensioni la decisione del Comune di Rimini, governato sempre dal Pd, di elevare salate contraddizioni alle associazioni che manifestano a favore della causa palestinese, per l'abusiva affissione su alcuni cassonetti dell'immondizia di locandine di propaganda di alcune recenti iniziative a favore della pace a Gaza.

In buona sostanza, il cessate il fuoco nella martoriata provincia mediorientale, a Bologna e in Emilia, ha acceso le polveri e fatto esplodere le tensioni latenti e profonde nel Centrosinistra.

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