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CITTA' 30
27 Gennaio 2025 - 15:17
Trionfo di Matteo Lepore, nella sfida aa distanza lanciata dal Centrodestra per l'abrogazione della delibera Città 30. Solo che, a differenza di quanto accaduto a Melbourne tra Jannik Sinner e Alexander Zverev, il match non si è nemmeno giocato e difficilmente si potrà immaginare il sindaco consolare qualcuno dell'opposizione, per la clamorosa e cocente sconfitta.
Al conteggio finale, le sottoscrizioni raccolte dai tre partiti della minoranza a Palazzo d'Accursio superano, sì e no, la metà di quelle necessarie per far indire il referendum, lasciando intendere, quindi, implicitamente, come la strangran parte della cittadinanza, tutto sommato, sia d'accordo col sindaco, nell'introduzione di questi nuovi limiti.
(Francesco Sassone, Fratelli d'Italia)
Ovviamente, l'interpretazione da parte del Centrodestra di questo innegabile flop - non facile, vista la difficoltà a raccogliere un commento ufficiale, affidato a un comunicato congiunto che, però, tarda ad arrivare - è diversa. Si punta il dito, principalmente, sulla soglia troppo alta fissata dal regolamento e dalla scarsa comunicazione e propaganda, con cui sarebbe stata promossa e accompagnata questa iniziativa.
Però, per onestà intellettuale, sono giustificazioni che, se non lo superano, rasentano il ridicolo. Fratelli d'Italia, Lega e Forza Italia, seppur in dimensioni differenti, godono di buona stampa, come si suol dire, a Bologna. Se non sono riusciti a far comprendere ai loro simpatizzanti ed elettori la necessità di recarsi a firmare la proposta della consultazione, di chi mai sarebbe la colpa, se non dei partiti stessi?
(Matteo Di Benedetto, Lega)
D'altro canto, è stata proprio questa la pietra dello scandalo che, al di là di ogni accusa di pretestuosità lanciata all'indirizzo di Giorgio Gorza da alcuni esponenti di Fratelli d'Italia e Lega, ha determinato la frattura tra il raggruppamento civico Una Bologna che cambia, che prima di qualsiasi altro soggetto era sceso pubblicamente in campo contro Città 30. Una lite che, di certo, ha contribuito al fallimento dell'intera operazione referendaria.
(Giorgio Gorza, al centro della foto, in una delle prime mobilitazioni di UBcc ontro Città 30)
Per quanto riguarda il numero di firme da raccogliere, 9000 mila, seppur è vero come, proporzionalmente, sia superiore di 3 volte quelle necessario per indire un referendum abrogativo a livello nazionale, non si può non rilevare come di questo ostacolo, i partiti del Centrodestra fossero ben coscienti, quando hanno deciso di imboccare questa strada, rispetto all'unica seriamente alternativa e risolutiva del confronto. Una via alternativa che avrebbe necessitato di un'unica firma, quella del ministro dei Trasporti su un decreto di annullamento della delibera comunale.
A Bologna, però, tutti ricordano le parole del senatore Marco Lisei (Fd'I), pronunciate in un'intervista col primo quotidiano della città, secondo le quali, pur essendo possibile cancellare Città 30 con un tratto di penna, si sarebbe preferita, in un primo momento, la strada del dialogo con l'amministrazione comunale; salvo, poi, in un secondo tempo, impegnarsi in una prova di forza, ma coi bicipiti palesemente sgonfi e privi di energia.
(Marco Lisei, Fratelli d'Italia)
Adesso, dunque, cosa succederà? Probabilmente, nulla di interessante e di realmente importante. Nel senso che i parti del Centrodestra insisteranno nella loro polemica a parole contro le strategie di mobilità della giunta, mentre la maggioranza potrà marciare come un caterpillar lungo il percorso intrapreso, ancor più forte dopo questo buco nell'acqua degli avversari. A meno che, appunto, il Centrodestra non si risolva ad andare a Roma, dove le redini del potere sono in mano amiche, chiedendo e ottenendo da Matteo Salvini d'interpretare il ruolo di deus ex machina, in questa commedia che, ormai, sfiora la farsa.
Oppure, di favola in favola, Forza Italia, Fratelli d'Italia e Lega possono sottolineare - come qualcuno ha già iniziato a fare - come, in buona sostanza, i limiti imposti dall'adozione della delibera Città 30, non abbiano determinato particolari mutamenti nel tran tran del traffico quotidiano, anche a causa delle difficoltà già create dagli insuperabili cantieri aperti un po' ovunque per la realizzazione del Tram. Una mossa da volpi che, se non altro, rivelerebbe il nome del veropportavoce del Centrodestra bolognese: Esopo.
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