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Anche ArtCity a rischio contestazioni

Il pretesto è la mostra allestita nei locali occupati abusivamente da Atlantide per 17 anni

Anche ArtCity a rischio contestazioni

Il Cassero di Porta Santo Stefano, all'epoca dell'occupazione da parte del collettivo Atlantide

Anche ArtCity, la rassegna diffusa per tutta la città che accompagnerà Artefiera - la grande esposizione di pittori, scultori, fotografi e quant'altro, che aprirà i battenti la prima settimana di febbraio -, rischia di finire nel mirino dei così detti centri sociali ed essere trasformata in un pretesto per mettere a ferro e fuoco alcune zone della città.

Ad accendere la miccia di questa ennesima, potenziale deflagrazione di tensioni e incidenti, è la decisione del Comune di allestire una mostra nell'ex-cassero di Porta Santo Stefano, illegalmente occupato dal collettivo Atlantide per un'infinità di anni, fino a quando, nel 2015, non fu deciso lo sgombero e il recupero di quei locali.

Con un minaccioso comunicato, i collettivi Atlantide ovunque e Laboratorio Smascheramenti denunciano come, secondo loro, nel luogo dove "Atlantide è vissuta per quasi 17 anni" sarà ospitata "un'opera sulla memoria della violenza razzista sulle donne e le persone queer dell'artista sudafricana Gabrielle Goliath, che però non era stata informata del fatto che quello spazio è vuoto proprio a seguito di uno sgombero e di un tentativo politico di cancellazione dell'attivismo queer, femminista e punk che lì abitava". Si tratta - prosegue la note - della "prima volta, dopo lo sgombero del 9 ottobre 2015, che gli spazi di porta Santo Stefano vengono aperti al pubblico. Dieci anni di porte chiuse dietro a un muro di mattoni, di promesse mai mantenute e di riparazioni mancate, in cui Bologna è stata svuotata progressivamente di spazi queer e autogestiti, in cui ogni occupazione si è risolta in sgomberi e denunce". Ma Atlantide - concludono i due collettivi - "non è storia passata: è' un conflitto ancora aperto e va ancora sanato. E non permetteremo che venga neutralizzato e usato per dare un tocco alternativo a un evento culturale, come la politica cittadina degli ultimi anni cerca di fare con un po' tutte le lotte e le pratiche alternative che hanno attraversato e attraversano Bologna".

Come intenderanno impedire all'amministrazione di "neutralizzare" il Cassero di Santo Stefano? Ecco, questa è la domanda, la cui risposta impensierisce i bolognesi e non solo quelli che rivestono ruoli istituzionali.

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