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EMERGENZA AFFITTO

Lepore e Clancy: dalla casa popolare a quella populista

Un curioso bando per assegnare appartamenti a chi condivide l'ideologia green

Lepore e Clancy: dalla casa popolare a quella populista

Come spesso accade, quando c'è la necessità di spiegare tutto, ma non troppo, si fa ricorso a un termine inglese, in questo caso, co-housing. Cosa significa? E' presto detto: abitare insieme. Nel concreto della pubblica amministrazione bolognese, significa che gli appartamenti di un determinato stabile del Comune o di un ente a esso collegato, invece di essere assegnati sulla base della semplice necessità dei richiedenti, saranno affidati a coloro che, insieme a tutti gli altri inquilini, condividano un determinato atteggiamento di vita.

Attenzione: non si tratta di una richiesta di rispetto delle comuni o di particolari regole condominiali. No, così sarebbe troppo elementare. Gli aspiranti affittuari devono condividere una specifica filosofia esistenziale. Quale? Basta leggere il bando, all'articolo 4: "Questo Avviso è rivolto a persone singole o a nuclei familiari, composti da un massimo di 4 persone, intenzionati a fare parte di una comunità collaborativa e solidale attiva sui temi della transizione ecologica giusta, dell'autoconsumo energetico e della sostenibilità ambientale".

E, subito, sorgono domande spontanee. E inquietanti. Per esempio, chi stabilisce e in base a quali principi che una transizione ecologica sia giusta? Ed essendoci evidentemente la possibilità di sbagliare, dov'è possibile apprendere in cosa sarebbe sbagliata, l'eventuale transizione ecologica non gradita al sindaco e alla giunta comunale di Bologna?

E l'autoconsumo energetico? Qui si apre un mondo. S'intende che i destinatari degli immobili dovranno impegnarsi a ristrutturare l'edificio, per esempio, con cappotti termici, pannelli solari e altri interventi che, di norma, dovrebbero competere al proprietario dello stabile? Oppure ci si riferisce proprio alla volontà e alla disponibilità degli inquilini a creare energia, magari assicurando l'elettricità agli appartamenti pedalando, a turno, per azionare gigantesche dinamo? Sicuramente, non potranno bruciare nei camini alcunché, sempre ammesso che ce ne siano, visto che un'altra norma comunale ne interdice l'uso, a Bologna? Forse, Emily Clancy vorrebbe assegnare le case solo a chi è disposto a dormire col cappotto, a stare sveglio solo durante le ore di luce solare e a nutrirsi con cibi e bevande che non prevedano conservazione in frigorifero? 

Al di là delle battute, la genericità, per non dire l'ineffabilità di parametri di questo genere sono funzionali solo ad aumentare a dismisura il potere discrezionale di chi sarà deputato ad assegnare questi alloggi, potendo, quasi insindacabilmente scegliere Tizio piuttosto di Caio, in virtù di una presunta e maggiore sensibilità ecologista.

Curiosa anche la disposizione, in base alla quale il nucleo familiare che intende accedere a questa opportunità debba essere composto al massimo da 4 persone: è un limite introdotto perché si sa già che gli appartamenti selezionati saranno poco più grandi di loculi, oppure è anche questo un criterio di sostenibilità ambientale: più di due figli tradisce una latente deriva consumistica?

Ora, battute a parte, è pacifico come criteri e atti di questo genere tradiscano aspetti di pacifica incostituzionalità. Ma anche senza scomodare la legge fondamentale dello Stato, ciò che ha pensato Matteo Lepore fa semplicemente a pugni col buon senso e con l'intelligenza. Però, intanto, il provvedimento cammina...

Dunque, si propone il solito problema dell'opposizione: che fa, in consiglio comunale e fuori? In aula, bisogna dirlo, le opposizione hanno espresso chiaramente la loro contrarietà al progetto. Ma è stato un parere che ha attraversato a velocità supersonica le teste del sindaco e degli assessori, da un orecchio all'altro, per disperdersi nell'ambiente. Quindi, si reagirà col solito banchetto, con la solita, inutile petizione? Probabilmente, sì.

Invece, a fronte di delibere di questo genere che, per altro, si moltiplicano e si palesano sempre più frequentemente nell'azione delle amministrazioni locali, i partiti e i gruppi consiliari non solo dovrebbero adire le vie legali, a partire dal Tar; ma anche, anzi, sopra a tutto, interloquire con gli organi parlamentari e governativi - perché a Roma la maggioranza è di segno opposto - affinché si adottino degli strumenti legislativi chiari e inequivocabili che impediscano a chi gestisce la cosa pubblica di farlo mediante atti che, di fatto, permettono di favorire coloro che hanno un idem sentire con chi comanda, danneggiando tutti gli altri.

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