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L'ACQUA VA A PADERNO

Gli ex-comunisti si scandalizzano per i russi in città

Nel mirino del Pd un servizio televisivo moscovita su Villa Paradiso

Gli ex-comunisti si scandalizzano per i russi in città

A Bologna, l'antica saggezza popolare dice che, se qualcuno pretende che l'acqua scorra verso la collina, a tracimare è la stupidità. Ciò premesso, ecco il primo esempio di questa nuova rubrica.

Sembra che ieri, in città, sia giunta una troupe di una rete televisiva russa, per realizzare un servizio sulla vicenda di Villa Paradiso, il centro sociale del Quartiere Savena che è stato recentemente sottratto ai tradizionali gestori, rei di aver avuto, nei mesi scorsi, l'intenzione di ospitare un'associazione che avrebbe voluto proiettare un film sul conflitto russo-ucraino e aprire un dibattito sul contenuto. Film, evidentemente, considerato di propaganda putiniana.

La notizia è stata sussurrata oggi all'orecchio del sindaco ed ecco come Matteo Lepore ha risposto, a chi gli ha chiesto di giudicare questo fatto: "Ne penso il peggio possibile. E' giusto che i cittadini bolognesi sappiano che non ci fermeremo di fronte alla propaganda di uno Stato straniero, che vuole entrare nella nostra città e creare sicuramente divisione nella nostra comunità. Andremo avanti, perché credo che il quartiere Savena meriti uno spazio per i cittadini e per gli anziani, non per la propaganda".

A parte i toni drammatici e un po' grotteschi, che potrebbero far intendere che qualcuno - forse, lo stesso primo cittadino - abbia visto non un cameraman o un giornalista, bensì i cosacchi far abbeverare i cavalli nella fontana del Nettuno; sorprende che il sindaco tradisca, con queste parole, la reale motivazione che ha spinto la sua amministrazione a liquidare in tutta fretta l'attuale esperienza di gestione di Villa Paradiso: Già, perché se tutti, a Bologna, hanno capito che la motivazione che ha spinto il Pd a cacciare l'associazione di Maurizio Sicuro, era proprio la proiezione del film suppostamente filoputiniano testé citato; la delibera che caccia gli attuali gestori del centro sociale almeno era burocraticamente ipocrita, parlando di un accentramento nelle mani dell'assessorato di Matilde Madrid delle attività da svolgere in quel luogo.

Quel che non può non suscitare ilarità, però, è il tono severo, la sicumera - come si usa dire a Bologna -, con cui si denuncia che la giunta comunale e il Pd - è annunciata anche un'interrogazione parlamentare di Andrea De Maria - non permetteranno la "propaganda di uno Stato straniero, che vuole entrare nella nostra città e creare sicuramente divisione nella nostra comunità", per di più, parlando della Russia. Non si tratta, infatti, di quegli stessi politici che, per lo meno, fino al 3 febbraio 1991, giuravano che sarebbe stato bello vivere, convivere, condividere l'esistenza col grande Stato sovietico? Quello che, geograficamente parlando, era solo un po' più esteso dell'attuale stato russo, ma ancora con la stessa capitale? Quello stato che invadeva e massacrava per ogni dove - dall'Africa all'Aghanistan, dal Sud America all'Asia - e che, all'epoca, era formalmente e sostanzialmente nemico del nostro Paese e dell'intera rete di nazioni della Nato?

Solo trent'anni fa, quando la sede era in via Barberia, a Bologna - nel Comune, nella Provincia e nella Regione - si potevano intessere rapporti politici, diplomatici, economici con uno stato - il più dittatoriale e assassino della storia - che avrebbe voluto distruggere l'Occidente e l'Italia; mentre adesso, da quando si fa politica in via della Beverara, diventa "il peggio possibile" discutere della Russia di Vladimir Putin, oppure anche averla in simpatia?

Certo, in trent'anni di acqua sotto il Pontelungo ne è passata - e molta anche nell'attesa di vederlo ristrutturato -, ma, appunto, sembra trattarsi di quell'acqua che va a Paderno.

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