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CARCERI
05 Febbraio 2025 - 14:11
Quello delle carceri italiane, che sarebbero poche e sovraffollate e senza la possibilità di costruirne di nuove (non ostante le innumerevoli caserme dismesse che, in tutta Italia, potrebbe essere riconvertite per questa necessità), è uno dei misteri più inspiegabili della politica e della pubblica amministrazione.
La realtà, però, continua a essere quella di istituti pieni oltre ogni decenza e ragionevolezza e per i quali si propongono soluzioni al di là del grottesco. E Bologna non fa eccezione, anzi.
Il carcere maggiore, la famigerata Dozza, attualmente vede rinchiusi più del doppio dei condannati rispetto alla capienza, circa 800 contro i 400 previsti, con oltre 200 presenze in più rispetto al limite massimo di eccedenza considerato, fissato a 600 persone. Non meglio, anzi, la situazione del carcere minorile, l'altrettanto lugubre Pratello.
Ebbene, come si è pensato di affrontare la situazione? Trasferendo una parte dei detenuti giovani, tra quelli che hanno compiuto, tra la consumazione del reato e l'esecuzione della pena, la maggiore età. Una soluzione che, chiaramente - secondo i garanti per i diritti delle persone private della libertà personale del Comune e della Regione-, Antonio Ianniello e Roberto Cavalieri - "se confermata, suscita enormi perplessità e grave preoccupazione perché delinea un'alta concentrazione di vicende personali e detentive più problematiche di altre, anche incardinata nella prospettiva concreta di una precaria e incongrua offerta di interventi educativi".
In altre parole, non solo rischia di andare a farsi benedire ogni funzione rieducativa della detenzione, ma si aumenta il rischio che sia proprio il carcere il luogo di radicamento proprio dei più giovani nelle dinamiche criminali.
Certo, nel progetto si prevede una separazione dei detenuti provenienti dal minorile dai maggiorenni propriamente detti, ma la crisi degli spazi già esistente alla Dozza fa preoccupare circa la possibilità - come rilevano ancora Ianniello e Cavaliere - "che possano comunque prendere corpo forme di pericolosa e negativa influenza da parte della popolazione detenuta adulta in danno dei ragazzi".
Dunque, i due garanti, hanno quindi scritto ai vertici del Dipartimento della giustizia minorile e di comunità, chiedendo un riscontro rispetto alla effettiva sussistenza di tale soluzione organizzativa, anche chiedendo, in caso affermativo, un confronto per avere il dettaglio di tale opzione.
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