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GIORNO DEL RICORDO
09 Febbraio 2025 - 14:08
La commemorazione in stazione
Con una cerimonia composta, partecipata da oltre un centinaio di uomini e donne, è stato commemorato questa mattina il Giorno del Ricordo, sul primo binario della stazione centrale di Bologna.
Tra le cerimonie dedicate alla tragedia delle Foibe e al triste esodo delle genti di Fiume, Istria e Dalmazia, questa è certamente la più significativa, poiché, in un certo senso, costituisce anche un atto di riparazione al vergognoso episodio che vide, nel 1947, i militanti del Partito comunista, aizzati dall'amministrazione comunale retta dall'allora sindaco Giuseppe Dozza, impedire al treno proveniente da Ancora e carico di profughi di fermarsi in città e permettere a quella povera gente di ricevere un po' di ristoro. Emblematico, in quella drammatica giornata, il gesto di alcuni ferrovieri della Cgil, i quali dispersero sui binari il latte che era stato portato per nutrire i bambini in fuga dalle terre abbandonate e consegnate alla neonata Jugoslavia del dittatore e carnefice Jozip Tito.
Un fatto ignobile, a cui seguirono altri atteggiamenti ostili da parte del Comune, nel dopoguerra, quali, per esempio, la decisione di confinare buona parte degli esuli istriani e dalmati nel nuovo - e urbanisticamente orrendo - complesso di case popolari del Pilastro, all'epoca scollegate dalla città - non ci arrivavano nemmeno gli autobus - e senza nemmeno strutture di socialità degne di questo nome.
Il tempo, ovviamente, ha fatto giustizia di tutto ciò e Bologna e anche l'amministrazione comunale, da tempo celebrano dignitosamente - con una molteplicità di eventi e per diversi giorni - la ricorrenza del 10 febbraio e, questa mattina, è stato l'assessore ai lavori pubblici, Simone Borsari, a rappresentare Palazzo d'Accursio e a prendere la parola, insieme a Silvia Sirk (foto sotto), rappresentante dell'Anvgd di Bologna. Presenti anche due consiglieri comunali: Fabio Brinati e Giancarlo Pizza.
Il momento più intenso, sottolineato dalle note della Canzone del Piave, eseguita da una tromba solista, è stata la deposizione di una corona di fiori sotto la lapide che ricorda l'episodio dei 1947 e l'arrivo dei profughi nel capoluogo emiliano, all'ombra dei labari delle associazioni d'arma - tra i quali i bersaglieri, i paracadutisti e gli alpini, capitanati dal generale della riserva Fabrizio Ghiretti -; dell'Anvgd, impugnato da Sergio Finelli (a destra, nella foto di copertina); di una rappresentanza delle Guardie d'onore del Pantheon, guidate dalla nobildonna Elisabetta Fava e dalla dottoressa Lisa Ferrone (foto sotto).
Finelli, per conto dell'Angvd è stato anche tra i curatori della bellissima mostra che, nella manica lunga di Palazzo d'Accursio, ha raccontato al pubblico che l'ha visitata nei giorni scorsi - con singolare scelta, l'esposizione chiuderà questa sera - non solo la tragedia delle Foibe e il sacrificio di Norma Cossetto, ma anche il grande contributo che, alla Storia, all'Arte e all'Economia del Paese è stato portato, dopo l'esodo, da tanti istriani, giuliani, dalmati e fiumani divenuti famosi: da Ottavio Missoni ad Alida Valli, da Nino Benvenuti a Sergio Marchionne, da Mario Andretti a Giorgio Luxardo (qui, alcune foto dei pannelli esposti).
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