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EDITORIALE

La Questura vuole "chiarire", ma cosa?

Sconcertanti dichiarazioni di Sbordone dopo l'ennesimo pomeriggio di violenza

La Questura vuole "chiarire", ma cosa?

Il questore di Bologna

All'indomani dell'ennesima gazzarra inscenata dai centri sociali, quella scatenata in piazza Nettuno per impedire a Gioventù nazionale di celebrare la Giornata del Ricordo e ora al centro di feroci polemiche e denunce tra il sindaco e Fratelli d'Italia, il questore di Bologna rilascia questa dichiarazione: "Quello che è successo ha contorni ancora da chiarire, sicuramente al di là dell'ingesso nel comune, abbiamo dovuto gestire ancora una volta una contrapposizione in piazza e questa è una cosa che vorremmo evitare. Dal mio punto di vista quello che ci preoccupa è la possibilità di un aumento della tensione, non ne abbiamo bisogno, dobbiamo invece lavorare tutti per tenere i toni bassi".

Che significano, queste parole? Chi dovrebbe tenere i toni bassi? Cosa preoccupa realmente il questore?

Eppure, agli occhi di un tecnico della sicurezza, mai situazione dovrebbe apparire così chiara.

Al di là del fatto che Matteo Lepore ha tutto il diritto di trascinare Gioventù nazionale e Fratelli d'Italia in quella che, in altri contesti, si definirebbe facilmente una lite temeraria - di cosa potrebbero mai essere accusati i consiglieri comunali che sono entrati, com'è loro diritto, a Palazzo d'Accursio e hanno appoggiato un corona di fiori in memoria di una tragedia nazionale? Di "floritrasporto abusivo"? -, per il capo locale della Polizia non possono certo esserci dubbi, circa l'identità, personale e di gruppo, di colui e di coloro che intenderebbero alimentare tensioni e violenze in città.

Qualora Sbordone non l'avesse capito, gli sarebbe sufficiente leggere le dichiarazioni del sindaco. Afferma, infatti, Lepore: "Purtroppo, ogni settimana dall'estrema destra e dalla destra bolognese vediamo annunciare manifestazioni e organizzare la tensione e lo scontro". 

Già solo in quell'apparentemente semplice e innocuo "purtroppo", c'è la piena confessione delle proprie malefatte

Infatti, quali incidenti, quali momenti di tensione, quali violenze e quali danneggiamenti sono stati compiuti o posti in essere dai militanti delle varie organizzazioni di destra a Bologna, da Fratelli d'Italia a Indipendenza!, da Gioventù nazionale alla Rete dei patrioti? Risposta semplice e impermeabile a qualsiasi smentita: nessuno. Nulla di nulla, specialmente negli ultimi due anni, da quando è cambiato il governo. Dunque, perché mai queste organizzazioni non dovrebbero manifestare le loro idee, all'ombra delle Due Torri?

Di contro, nello stesso periodo di tempo, non è passata settimana senza che un centro sociale - o tuti insieme quelli della città - abbia indetto una manifestazione o, più spesso, una contro-manifestazione che non si sia risolta senza un'aggressione, uno scontro con le forze dell'ordine, la devastazione di qualche edificio pubblico o privato, l'occupazione di stabili di varia proprietà e, nel migliore dei casi, con l'imbrattamento di muri e monumenti. E quali provvedimenti sono stati assunti dal sindaco, per limitare questo gravissimo fenomeno? Risposta altrettanto semplice e ancor più impermeabile a qualsiasi smentita: nessuno. Nulla di nulla.

Anzi, come nel noto casa Labàs, Lepore ha pure sfidato, secondo qualcuno anche violato, le leggi, pur di assicurare a quelli che sono ormai definiti delinquenti e criminali da tutti gli operatori delle forze dell'ordine - questore di Bologna, escluso, evidentemente -, spazi per ritrovarsi e organizzarsi, luoghi per organizzare attività di finanziamento e altre facilitazioni e contributi d'ogni sorta.

Curioso modo di ragionare, quello del sindaco e del questore, quando entrambi parlano di tensioni e scontri: il primo, puntando il dito contro chi esercita legittimamente e rispettando le norme il proprio diritto d'espressione e di militanza politica, salvo chiudere gli occhi e aprire il borsellino a vantaggio dei teppisti e dei veri portatori di pericolo e violenza nella città; il secondo, esprimendo giudizi grottescamente salomonici, che mettono chi viola la legge e chi la rispetta sullo stesso piano, invece di indagare e sollecitare la Procura a mettere sotto inchiesta coloro che mettono a rischio la pubblica incolumità e conculcano le altrui libertà, creando anche danni enormi di natura economica, magari mettendo sotto la lente investigativa anche chi protegge, tutela e finanzia queste centrali del disordine e dell'eversione del normale dibattito e agire politici. 

Inutile sottolineare come, in questo balletto di atteggiamenti che oscillano tra l'equivoco e l'inaccettabile, a rimetterci sono i cittadini bolognesi. Non solo quelli che fanno politica non a sinistra; ma anche quelli che animano l'associazionismo e il volontariato veri, che vedono i centro sociali accaparrarsi gli spazi che a loro sono negati; il cittadino comune che viene coinvolto, suo malgrado, nel fisico o nelle proprietà, dalle conseguenze delle azioni scatenate dai centri sociali; i commercianti e gli esercenti che si vedono danneggiare i locali, oppure devono rinunciare a pomeriggi di lavoro, per evitare guai peggiori al passare dei cortei dell'ultrasinistra. 

Insomma, non c'è nulla da chiarire, signor questore: è solo venuto il momento di mettersi a lavorare, ma sul serio e contro i veri attentatori delle libertà e della sicurezza civile e politica di Bologna.

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