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RINCARI DEL BUS
13 Febbraio 2025 - 17:43
La domanda, in queste ore, nelle stanze della politica cittadina, se la stanno ponendo in molti: a cosa serve tutta la montagna di soldi che il Comune intende rastrellare con le nuove tariffazioni che - dal biglietto dell'autobus alla sosta oraria, per arrivare ai dehors e chissà a cos'altro ancora - sta imponendo e che vanno a colpire orizzontalmente tutta la cittadinanza, a partire da quella che costituisce le fasce più deboli della società?
Certo, a onor del vero, ci sono i tagli ai trasferimenti statali verso gli enti locali da parte del governo, a cui in qualche modo tutti i comuni, anche Bologna, dovrà fare fronte; un parlamentare del Pd, oggi, li ha quantificati in 1750 milioni, ma si tratta di una cifra spalmata su cinque anni e divisa per le oltre 100 province italiane. Insomma, in buona sostanza, si tratta di un ammanco che, per Bologna - città che non ha problemi di bilancio da anni -, si dovrebbe aggirare sui 2-4 milioni. Possibile che una tale prospettiva giustifichi una macelleria sociale del genere?
Per altro, è stato lo stesso sindaco a parlare - illustrando le nuove tariffe - anche di fondi di accantonamento per varie ed eventuali emergenze e che, quindi, escluderebbero la necessità di fare cassa per spese impellenti o ineludibili. Insomma, la domanda resta senza risposta: a cosa servono tutti questi soldi?
Per altro, la questione autobus continua ad arroventare, prima ancora che il confronto tra giunta e opposizione, quello interno alla stessa maggioranza di governo locale e, più in generale del Centrosinistra.
Dopo le critiche dei sindacati, infatti, si deve registrare anche la dura nota del Partito socialista: "Ciò che sta avvenendo è inaccettabile e ingiustificabile, ma non ci stupisce e ci lascia attoniti: se il sindaco Matteo Lepore dichiara che sino ad ora è stato possibile evitare l'aumento poiché il Comune era intervenuto economicamente con risorse proprie mentre ora non è più possibile farlo, ci trova ancor più in disaccordo". "Per questa amministrazione - accusano i socialisti - i servizi per la mobilità rivolti alla popolazione per incentivare il trasporto pubblico rispetto l'utilizzo dell'auto non sono priorità". I servizi pubblici devono essere fruibili per tutti - conclude la nota del Psi di Bologna - e specialmente per "quella quella parte di cittadini che o prendono il mezzo pubblico per scelta o perché non possono fare a meno e che, lo garantiamo al sindaco, alla Giunta comunale, all'assessore ai Trasporti oggi a Bologna sono la maggioranza della popolazione bolognese, che non può essere così penalizzata".
Alle critiche dei socialisti si uniscono quelle dei Verdi, i quali prendono di mira la contestuale scelta, fatta da Tper nelle stesse ore in cui venivano annunciate le nuove, onerosissime tariffe, di acquistare 137 nuovi autobus a idrogeno - 127 per Bologna e 10 per Ferrara -, per una spesa di 80, 8 milioni di euro, di cui 75.4 con fondi Pnrr e 5.4 con risorse proprie.
Affidandosi anche al parere del direttore di ricerca del Cnr, Nicola Armaroli, i verdi contestano non tanto la cifra in sé, ma proprio il fatto di spenderla per una modalità di trasporto che, a tutt'oggi, sarebbe di almeno tre volte più energivora rispetto alla trazione elettrica tradizionale. Infatti, se l'idrogeno è più pulito e conveniente nell'istante della combustione, a tutt'oggi, è ancora costosissimo - sempre in termini energetici - nella fase di produzione, non esistendo in natura e dovendolo ottenere dal metano (idrogeno blu) o dalla scissione di questo elemento dall'acqua (idrogeno verde). Due procedimenti che necessitano di un forte dispendio energetico e che, attualmente, lo renderebbero controproducente proprio dal punto di vista ecologico. Senza contare - sottolineano i verdi - anche le problematiche tutt'ora esistenti in materia di sicurezza per lo stoccaggio e il trasporto del gas più leggere dell'intero Universo. Problematiche che si risolvono, allo stato dell'arte, con altri procedimenti fortemente energivori.
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