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Autovelox: giuste le critiche della giunta, ma non l'ostinazione a usarli

Bisogna cambiare le norme, non sperare in una eventuale sentenza favorevole

Autovelox: giuste le critiche della giunta, ma non l'ostinazione a usarli

Per una volta, non c'è dubbio che abbia ragione l'amministrazione, quando, a proposito della mancanza di omologazione degli autovelox appena montati in giro per la città, afferma - per voce di Michele Campaniello (foto sotto)- come sia grave che la richiesta di spegnerli "arriva da esponenti del partito di governo, che dovrebbe preoccuparsi della risoluzione di un problema non creato dal Comune di Bologna, che nulla può contro la mancanza di norme nazionali per l'omologazione".

Discutibile, semmai, è la tesi, secondo la quale gli "occhi elettronici" sarebbero "un presidio per la sicurezza dei cittadini": servono solo per "fare cassa", in realtà, come sanno tutti, da Aosta a Trapani. D'altro canto, le norme sui limiti di velocità esistono ed esiste anche la facoltà di ciascuna autorità territoriale di farle rispettare, più o meno stringentemente, utilizzando tutti i mezzi messi a disposizione dalla tecnologia.

Da questo punto di vista, insomma, il Centrodestra dovrebbe smetterla di giocare due ruoli in commedia: austero e severo, ispirato a un rigido e manicheo formalismo, in Parlamento, varando una riforma del Codice della Strada che insiste e  aggrava ancor di più la trasformazione di questa "summa" di norme in occasioni per spennare il cittadino; pratico e apparentemente attento agli umori degli automobilisti vessati, quando, poi, esistendo questa possibilità di aumentare le entrate delle casse comunali, elevando multe, un sindaco - a Bologna come altrove - sguinzagli vigili in carne e ossa, oppure in metallo, lenti e processori elettronici.

Le ragioni di Palazzo d'Accursio, però, finiscono qui e afferiscono, appunto, alla dimensione polemica e politica della vicenda. Perché se gli autovelox, come è stato già più volte stabilito da sentenze in sede di contesa giudiziaria, non possono essere utilizzati, non vanno utilizzati e continuare a farlo, sperando che altri e diversi magistrati diano un'interpretazione diversa delle norme in vigore, favorevole agli interessi dell'ente locale, è doppiamente scorretto e mette il Centrosinistra - che sembra voler fare della questione una bandiera ideologica - sullo stesso, ipocrita piano dei suoi avversari.

In primo luogo, perché una strumentazione, ancorché non dannosa e finanche utile, se è priva delle necessarie autorizzazioni, non si può usare: non potrebbe farlo, in qualsiasi caso, un cittadino; non potrebbe farlo un'azienda; non potrebbe farlo - anzi, in questo caso non dovrebbe proprio - nemmeno la pubblica amministrazione. Di quanti impianti, di quanti strumenti, di quanti materiali ci si potrebbe avvalere - anche da parte degli enti -, ma non è possibile farlo, perché mancano di un determinato marchio "Ce" o dell'omologazione di questo o quell'altro ente di controllo? 

Le democrazie - ormai sembrano esserselo scordato tutti quanti - differiscono dalle altre forme di organizzazione e di ordinamento pubblico per il fatto che le leggi e le norme valgono anche e in primo luogo per tutte, ma proprio tutte le articolazioni dello Stato, nazionali e locali, fisiche e giuridiche. Chiunque operi per conto dello Stato o qualunque organizzazione pubblica è sottoposta alle leggi. Dunque, se una legge impedisce di usare l'autovelox, quali che siano le intenzioni o i buoni propositi del Comune, l'occhio elettronico deve essere spento.

In secondo luogo, perché la strada per cambiare le cose - in questo come in altri casi - è, appunto, la via normativa: le leggi oggi impediscono di accendere il vigile elettronico? Bisogna cambiare le leggi e non sperare di trovare, qua o là, un magistrato compiacente che sostenga come, con le stesse leggi che, per qualche suo collega, impediscono l'uso dell'autovelox, in realtà, lo si potrebbe usare lo stesso. Perché altrimenti, seguendo questa scorciatoia, il cittadino avrebbe solo la sensazione di vivere in un contesto, a dir poco, d'incertezza normativa e dove le regole valgono o non vengono applicate, ma sempre e solo col fine di drenare risorse dal contribuente, dall'utente, dal singolo a favore non della collettività - attenzione! -, ma del personale politico e amministrativo che gestisce la cosa pubblica.

Dunque, se Campaniello vuole "bastonare" Francesco Sassone, faccia pure. Se Matteo Lepore vuol prendersela con l'altro Matteo, Salvini, s'accomodi. Ma fintanto che le norme impediscono agli autovelox di essere usati senza l'omologazione sono in vigore, il Comune li spenga. Anche perché non è neanche onesto, in attesa di un pronunciamento legislativo diverso, costringere il cittadino a costosi e faticosi ricorsi - pagati due volte, per giunta: perché sono del contribuente sia i soldi necessari a presentare il ricorso sia quelli che eventualmente il Comune spende per opporvisi -, ingolfando la giustizia di pratiche e di cause tutto sommato inutili, data la chiarezza delle norme vigenti.

 

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