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E' morto Benozzo, il docente che si ribellò alla dittatura del Green pass

Intellettuale raffinatissimo, fu messo al bando (e reintegrato) dall'Alma mater

E' morto Benozzo, il docente che si ribellò alla dittatura del Green pass

Francesco Benozzo

Di se stesso, Francesco Benozzo, ha sempre detto di essere anarchico, ma nel senso autentico dell'espressione: senza potere. E contro il potere, da chiunque fosse incarnato. Specialmente da chiunque, come nella lunga notte del Green pass e della ragione, volesse imporne a tutti gli altri la sua forza. 

Come i veri anarchici, non quelli da operetta che infestano i centri sociali e, da lì, la città, questo intellettuale raffinatissimo - proposto più volte anche per il Premio Nobel per la letteratura - aveva alzato altissima la sua voce, chiedendo agli studenti dell'Alma mater di ribellarsi alla gestione politica della così detta Pandemia che stava rubando loro la libertà di esistere e di vivere con serenità e profitto una delle stagioni più significative della gioventù e della formazione culturale e personale. E aveva accettato di pagare duramente questa sua scelta, accogliendo la sospensione dall'insegnamento come una medaglia al valore della libertà che, per lui, era una delle attribuzioni più significative, se non la più importante per un uomo e per un insegnante.

A soli 56 anni, ora, un malore lo ha strappato alla famiglia, ai suoi due figli, a una schiera infinita di studenti di suoi corsi di Filologia e linguistica. E ancor più in questo momento triste, quei sette mesi di sospensione dalla docenza sopportati con dignità, pur nella tristezza di veder ridotta a così poca cosa la libertà di d'insegnamento, risuonano come una vergogna assoluta per i vertici universitari che glieli imposero  e come un inno all'indipendenza intellettuale e umana. 

Fu trattato come un "terrapiattista", dagli scherani della "dittatura sanitaria", lui, il quale aveva nel curriculum oltre 800 pubblicazioni scientifiche e pubblicato anche poesie e dischi (aveva grande talento anche nel suonare l'arpa celtica) apprezzati non solo in Italia, ma anche all'estero. E che aveva scelto, in un'epoca in cui la contesa si esprimeva con diktat draconiani e gesti eclatanti, la raffinatissima arma della penna, scrivendo agli studenti bolognesi una "lettera aperta" di rara bellezza ed eleganza. 

Negli ultimi tempi, aveva mandato alle stampe "Lo sciamanesimo. Origini, tradizioni, prospettive", un libro volto ad approfondire il mondo delle pratiche sciamaniche tradizionali, liberandolo sia dai fraintendimenti accademici sia dalle sciocche deformazioni "new age": Inoltre, aveva pubblicato un "Piccolo manuale di diserzione quotidiana", una sorta di riflessione anche autobiografica, sulla diserzione come stile di vita, come risorsa necessaria, come scelta consapevole e concreta, di fronte a un mondo sempre più dominato, anche nella quotidianità più banale, dal conformismo, dall'ottusità e dalla omologazione a dettami esistenziali grotteschi.

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