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Muore nel parco Disney e il marito non può fare causa: ecco perché

La donna è stata stroncata da una reazione allergica. Una clausola nel mirino degli avvocati e della Cnn

Donna morta nel parco Disney: il marito non può fare causa per una clausola di Disney+

Una storia che ha dell’incredibile quella che viene da Orlando, in Florida, dove il marito di una donna morta all’interno del parco divertimenti Disney World non potrà fare causa al celebre colosso dell’intrattenimento. La vittima, infatti, aveva sottoscritto un periodo di prova gratuita alla piattaforma di streaming Disney+, accettando di non poter sollevare controversie giudiziarie contro l’azienda statunitense.

L’incidente è accaduto alcuni mesi fa, quando la famiglia Piccolo aveva deciso di fare una visita al parco Disney World di Orlando. Dopo una giornata di divertimento, si era poi fermata a cena al Raglan Road Irish Pub and Restaurant. Secondo i documenti resi noti dai media americani, Jeffrey Piccolo, il marito della vittima, avrebbe chiesto più volte se nelle preparazioni erano presenti sostanze pericolose per le allergie della moglie, Kanokporn Tangsuan, ricevendo rassicurazioni da parte del personale. Tuttavia, subito dopo cena, la donna ha avuto una forte reazione allergica ed è morta in ospedale.

Jeffrey Piccolo aveva deciso di intentare una causa da 50mila dollari alla società in seguito alla morte della moglie. Tuttavia, la Disney ha presentato un’opposizione alla richiesta della famiglia, sostenendo che l’uomo ha accettato i termini e condizioni di utilizzo sia di Disney+ che di Walt Disney Parks al momento dell’acquisto dei biglietti. Questi termini includono una clausola di arbitrato vincolante, che afferma che qualsiasi controversia tra l’utente e l’azienda, fatta eccezione per le piccole rivendicazioni, è soggetta a una rinuncia all’azione collettiva e deve essere risolta tramite arbitrato individuale vincolante.

Interpellata dalla CNN, in un primo momento Disney non ha voluto commentare la vicenda. Tuttavia, lo scorso mercoledì 14 agosto, un portavoce ha fatto sapere che la compagnia è profondamente addolorata per la perdita della famiglia “e comprende il loro dolore”. “Dato che questo ristorante non è né di proprietà né gestito dalla Disney, ci stiamo semplicemente difendendo dal tentativo dell’avvocato del querelante di includerci nella loro causa contro il ristorante”, ha aggiunto il portavoce.

Attraverso un comunicato scritto, Brian Denney, l’avvocato che sta difendendo la famiglia Piccolo, ha definito “pretestuosa” la motivazione degli avvocati del colosso americano. “L’idea che i termini concordati da un consumatore al momento della creazione di un account di prova gratuito Disney+ possano precludere per sempre il diritto di tale consumatore a un processo con giuria in qualsiasi controversia è scandalosamente irragionevole e ingiusta”, ha dichiarato Denney, chiedendo quindi al tribunale di rifiutare l’arbitrato.

La vicenda solleva importanti questioni legali riguardo l’applicazione delle clausole arbitrali nei contratti di consumo. La CNN, che da subito si è interessata alla vicenda, ha raccontato come questi tentativi di estendere l’applicazione delle clausole arbitrali presenti nei contratti di abbonamento possano avere conseguenze significative per i consumatori. In un’epoca in cui sempre più servizi vengono offerti tramite abbonamenti digitali, la questione di come e quando queste clausole possano essere applicate diventa sempre più rilevante.


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