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Medicina
11 Dicembre 2024 - 18:21
L'Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) ha recentemente emanato un avviso riguardante i farmaci contenenti il principio attivo metamizolo, tra cui figurano la Novalgina e i suoi equivalenti generici. Tali medicinali, comunemente utilizzati come antipiretici e analgesici per alleviare febbre e dolore, possono indurre una reazione avversa di particolare gravità, nota come agranulocitosi.
Nonostante non sia previsto il ritiro dal mercato di tali medicinali, l'AIFA, in collaborazione con le autorità europee, esorta a una maggiore attenzione nei confronti dei potenziali effetti collaterali che potrebbero essere facilmente confusi con sintomi influenzali, in particolare quelli correlati all'agranulocitosi. Questa patologia si caratterizza infatti per una significativa riduzione dei granulociti, un tipo di globuli bianchi indispensabile per combattere infezioni batteriche e fungine.
Quando la concentrazione di queste cellule scende al di sotto delle 100 unità per millimetro cubo di sangue, il corpo risulta estremamente esposto a infezioni. Tra i sintomi iniziali, spesso simil-influenzali, si annoverano febbre, mal di gola, brividi, stanchezza e candidosi delle mucose. È essenziale sottolineare che la reazione avversa associata al metamizolo non dipende dalla dose, il che implica che essa possa manifestarsi anche dopo un uso precedentemente tollerato del farmaco.
I sintomi possono emergere rapidamente pure una volta interrotto il trattamento e possono essere mascherati in soggetti sottoposti a terapia antibiotica. L'AIFA raccomanda a chiunque stia assumendo metamizolo di contattare tempestivamente un medico in presenza dei suddetti sintomi. Il medico dovrà interrompere l’assunzione del farmaco e prescrivere un emocromo completo, inclusivo di formula leucocitaria.
Qualora si confermasse l'agranulocitosi, l'assunzione di metamizolo non dovrà essere ripresa. Il farmaco è controindicato nei pazienti con anamnesi di agranulocitosi indotta da metamizolo o da altri pirazoloni o pirazolidine, e in coloro con funzionalità del midollo osseo compromessa o affetti da patologie ematologiche.
Il professor Pierluigi Navarra, ordinario di Farmacologia presso la Facoltà di Medicina e Chirurgia A. Gemelli di Roma, ha dichiarato a "FattoQuotidiano.it": "Il rischio di agranulocitosi associato all’uso di metamizolo non è nuovo ed è documentato da decenni. Il metamizolo, pur appartenendo a una classe di farmaci, le butazolidine, ormai ritirata, è stato mantenuto per il rischio apparentemente più basso in Italia rispetto ad altri Paesi europei. È un farmaco piuttosto comune nel nostro Paese, anche somministrato in forma di gocce per la minore lesività gastrica. Tuttavia, a seguito delle segnalazioni di effetti avversi, il suo utilizzo è in diminuzione."
Il Professor Pierluigi Navarra
Non esiste una specifica categoria di pazienti maggiormente a rischio, poiché il metamizolo può influire direttamente sulle cellule del midollo osseo di chiunque. Pertanto, è fondamentale che i medici siano consapevoli di questa potenziale reazione avversa per poter diagnosticare prontamente una possibile correlazione nei pazienti che presentano sintomi di infezione. Sebbene i medici di esperienza siano già a conoscenza di tali rischi, è cruciale che anche i più giovani ne siano informati. Infine, esistono valide alternative al metamizolo, come ribadisce l'esperto: "La strada migliore è optare per altri farmaci. Esistono numerose alternative, come l'ibuprofene, che offre gli stessi benefici terapeutici di antipiretico e antinfiammatorio, senza i rischi associati al metamizolo."
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